l'inferno e paradiso di Milena Ducowick

L’inferno e il Paradiso non sono opere divine, ma dell’uomo, giusti o meno, periodi della nostra esistenza!
                                           









































Una città
Una delle vie Roma, un supermercato, come ormai ce ne sono tanti in tutte le vie delle città del mondo, una massaia, come tante che la mattina fanno la spesa giornaliera o settimanale. Una in particolare, s’aggira per i corridoi del supermercato con fare che potremmo definire, svogliata o stralunata. Spinge il carrello della spesa, che è già pieno, anzi colmo,  lungo i corridoi del supermercato, a fermarla negli acquisti non è il pieno del carrello, forse nemmeno se ne accorta. È perché senza volerlo si trova a fare la fila davanti alla cassa.
Dall’aspetto non sembra avere più di trent’anni, difatti ne ha venti otto, alta, snella, bionda e dalla figura si direbbe più che piacente, come s’addice a una bella donna slava. Pur avendo la nota spesa appoggiata diligentemente nell’apposito fermaglio del carrello, continuava ad aggiungere prodotti che nulla hanno a che fare con la suddetta notaspesa. Ha la mente altrove, è si vede, quello che fa è dettato dalla consuetudine. Anche quando giunge il suo turno per pagare, sembra non essere cosciente, porge la carta del Bancomat automaticamente alla cassiera, che guarda la donna un po’ di meravigliata. Ne ha motivo, non per la postura della cliente, lei sa che è un tipo piuttosto strano, perché la cliente da anni è molto morigerata negli acquisti, ma per quello che ha comprato oggi, non ha mai speso più di una decina di euro per gli acquisti, giusto che la cassiera la guardi in strano modo. Continua a battere gli articoli mentre solleva lo sguardo verso la cliente, come se ad ogni battuta volesse il consenso per proseguire. La poverina non può sapere che cliente ha la testa altrove. Certo non erano queste le intenzioni della donna, avendo il supermercato a tiro di schioppo da casa di solito compra il fabbisogno giornaliero. Anni addietro, quando il marito gli consegnò la carta bancomat prepagata, le raccomandò d’essere morigerata nella spesa, sottoponendogli un promemoria chiaro, infatti il bancomat prepagata ha credito per solo duecento euro, fatto il conto, lei non poteva superare la soglia dei cinquanta euro settimanale per il fabbisogno del ménage famigliare, che comprendeva; il cibo, l’igiene personale e quelli per la casa. È così  a lei  non rimaneva che adeguarsi alla situazione e spendere non più di dieci euro per cinque giorni, cioè fino al venerdì, il sabato e la domenica si andava a casa dei genitori del marito per cui il Bancomat riposava. Il marito gli ripeteva spesso il motto di sua nonna buonanima: quello che metti nella pancia nessuno lo vede. Invece lui non poteva fare a meno della Mercedes, anche se era della classe A e, della partitella di calcetto con gli amici il sabato e, per chiudere la giornata, la cenetta sempre con gli amici e senza moglie o fidanzata, da soli. La nonna non immaginava come sarebbero cambiati i consumi in futuro, con l’evento del supermercato, dove la concorrenza impone il ribasso dei prezzi a discapito della qualità. Lei non aveva mai dato peso allo sguardo della cassiera quando gli sottoponeva, non prodotti in offerta, ma similari che costassero di meno, così  lei poteva tenere sotto controllo il baget famigliare. Non potevano scialare, il marito continuava a ripetergli che il suo stipendio era quel che era, cioè quello di un bancario, per cui non c’era molto da spendere, i conti dovevano quadrare con lo stipendio a fine mese, non voleva assolutamente che sforasse il baget imposto dal marito, quando questo accadeva il consorte si arrabbiava non poco, anche se lo sforamento era di pochi euro. Del resto lei non aveva mai visto, né come, né da dove tirava fuori il baget di cui parlava il marito. Per lei andava bene così, il suo impegno? Cercare in ogni modo cosa comprare per non sforare la spesa giornaliera. I suoi sforzi nel far lavorare il cervello le provocavano dei terribili mal di testa, cosa che lei cercava di evitare, quando arrivavano doveva assumere un analgesico e mettersi subito a letto per mezza giornata, se tutto andava bene.
Cosa che le stava capitando proprio ora, anche se i sintomi li aveva percepiti già dal mattino quando ha notato che il marito non era rincasato la sera, appena accortasi della mancanza era sopraggiunta una fitta di dolore al centro della testa, sintomo che lei conosceva bene. Non s’avvede nemmeno del peso della spesa che ora porta con non poco difficoltà fuori dal supermercato, anche quando mette il piede nella buca non appena scende dal marciapiede, ruzzolando lei e le buste della spesa, spargendo sulla strada il loro contenuto. La donna non può rendersene conto, disgraziatamente per lei, che poi si dimostra di non essere proprio una sventura, cadendo batte la testa sul selciato perdendo i sensi.
Per chi non conosce gli antefatti della donna cadrebbe inevitabilmente in errore, come la stessa cassiera del supermercato. Lei non è né svampita né stupida, da non capire quello che fa, ha un problema non da poco che non è da addebitare alla sua volontà. Spiegare il motivo non è cosa da poco né semplice, unicamente si può dire che quello accaduto alla donna quando era poco più che una bambina, hanno apportate delle modifiche al suo agire, che agli occhi altrui può sembrane, anzi lo sono, strambe. Tutto ciò viene avvalorate dal fatto che lei non può comunicare se non coi segni, la parola è una perdita dovuto a ciò che le accadde.

Quando apre gli occhi, dopo cinque giorni, è distesa nel letto, ma non è il suo, le lenzuola sono un bianco abbagliante. Ai piedi del letto, eretto, un angelo, ha la chioma color oro racchiusa in una specie di trine, la guarda sorridente, almeno così le appare. La donna non sa cosa pensare, si chiede solo; dove mi trovo?
Ora l’angelo non c’è più, lei continua a tenere gli occhi sbarrati senza fare il minimo movimento, come se avesse paura, ma non lo è, è solo sbalordimento.
Non è passato che qualche minuto e le appare, almeno così gli sembra, un’altra visione, che da conferma alla domanda postasi prima: ora sa di trovarsi in Paradiso! Hai piedi del suo letto c’è il figlio di Giuseppe e Maria che gli sorride, ha due angeli custodi ai lati anch’essi sorridenti.
Per la donna quello che ha davanti e le sorride così amabilmente, non può essere che Gesù in persona, un po’ più giovane e meno sofferente come di solito è raffigurato.
Cosa poteva pensare la povera donna dopo essersi svegliata da un letargo, se pur vivente, durato venti anni? Non per la caduta fuori al supermercato, s’intende.
Per capirlo bisogna tornare indietro nel tempo, a un giorno del mese di aprile del 1995 sul finire dell’assedio di Sarajevo, lotta strenua per la sopravvivenza dei pochi cittadini  ancora rimasti. Perché della città, dopo il conflitto era rimasto poco o niente, di quella che una volta era una bellissima città, divenne uno scheletro, un ammasso di macerie e palazzi sventrati...................

se amate leggere questo racconto datene conferma, ed io proseguo!









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