Gli Alieni siamo noi
Quanti pensieri
affiorano alla mente quando si è soli, in particolar modo quando da poco più di
mezz’ora, sei stato lascito dalla tua ragazza. L’ho vista sparire nel buio
della notte, mentre riprendeva la strada del ritorno a casa. Lei abita
dall’altro lato di via Miliscola, precisamente sul promontorio tra Baia e Lucrino, che noi Flegrei chiamiamo O ‘Scalandrone. Ad essere sinceri è un luogo
stupendo, da lassù si può ammirare tutto il golfo di Pozzuoli, il Lago di
Lucrino ,e una parte del lago D’Averno. Il dispiacere amoroso con la mia ormai
ex, mi ha infiacchito le gambe. Ora sono
seduti sulla spiaggia in riva al mare con lo sciacquettio della risacca
che mano mano, lambisce sempre di più la sabbia asciutta, quasi a voler
raggiungere le punte delle mie scarpe e io che guardo lo schiumare della risacca
come fossero le dita del mare pronte a carpire le mie sdrucite scarpe da
tennis, mi chiedo se ce la farà a bagnarle. È più di mezz’ora che sono in
questa posizione, con il mento poggiato sulle braccia incrociate sulle
ginocchia. Non è che avevo granché da rimuginare, ma qualcosa c’era. Per
esempio che Lidia la mia ragazza, ora ex, mi ha piantato dandomi il benservito,
si certo, non è un grosso dramma, quello che ti strugge e distrugge l’anima, ma
è pur sempre un dramma, almeno per me e in questo particolare momento. Ed è
quello che io faccio ora mentre guardo la marea e mi chiedo se mi bagnerà le
scarpe. Qualcuno dirà: sei stupido a star lì ad aspettare che il mare ti bagna
le scarpe! Si è vero, sarà pure stupido, ma come volete che si sente un giovane
di venti anni la sera che la sua ragazza l’ha piantato sulla spiaggia senza
nemmeno salutarlo? Perché sulla spiaggia non eravamo andati a cercar
conchiglie, e tanto meno a contar granelli di sabbia. Io, almeno, avevo in
programma una serata di passione, ma lei, si è visto che non era della stessa
mia opinione. Come fanno quasi tutte le donne, quando non te la vogliono dare,
trovano sempre una rivale, e giù la fatidica frase che ti zittisce: “per queste
cose rivolgiti a quell’altra”.
Senza un
quattrino in tasca, e con gli esami universitari arretrati, con gli ormoni che
girano a vuoto, e per intenderci: senza quell’altra.
Vorrei sapere da quel cervellone che mi dice sono stupido a star qua a
piagnucolare, girandogli la domanda: come ti sentiresti tu nella medesima
situazione? Non mi risponde, lo sapevo!
La spiaggia è quella di Lucrino ai piedi del
complesso delle stufe di Nerone. Dal centro termale, basta attraversare Via Miliscola
per bagnarti i piedi nel golfo di Pozzuoli, di Baia e Bacoli. Ed è quello che
aspetto che faccia lo sciacquettio della risacca che lambisce la sabbia
asciutta. Lo sguardo fisso, ipnotico verso il mare, non mi impedisce di
pensare.
Mentre mi pongo
domande e risposte, ho un sussulto, mi sembra di aver visto sotto occhio
qualcosa muoversi a pelo d’acqua. Forse una piccola ondina anomala. No, non è
proprio l’acqua a muoversi, anche se è buio, intravedo un ombra. Comincio ad
aver paura, man mano che l’ombra esce dall’acqua, ingrandendosi sempre di più,
io, come i granchi, arretro con lo sguardo fisso su l’ombra che si fa sempre
più grande. Comincio ad avere raziocinio
solo quando vedo che si tratta di un essere umano, almeno ha la forma di un
uomo, o donna, perché è coperto da una tuta, che non è quella da subacqueo,
sarà uno che pesca in apnea, però noto che non ha nessun arnese da pesca tra le
mani. Ora è quasi a due passi da me, l’unica cosa che riesco ad osservare nel
buio totale, sono i suoi occhi, risplendono nel buio come due fari di auto. lui
guarda me, ed io guardo lui senza nemmeno alzarmi. Non lo so perché non mi sono
alzato, non ho proprio pensato di farlo, forse perché sono rimasto attonito
dalla comparsa della misteriosa ombra marina.
“Salve” lo saluto,
il meno che posso fare.
“Ciao” mi
risponde, anche lui si attiene all’indispensabile.
“Io mi chiamo
Benedetto, Benny per gli amici, e tu?”
“Scegli tu un
nome, perché il mio è troppo difficile da pronunciare potrebbe essere un
rompicapo per te”.
Lo guardo
incuriosito. Perché gli devo dare io un nome? Non sarà per caso un matto che la
notte va in giro a farsi il bagno vestito, anche se è una tuta, per giunta
anche di colore strano, e strano è anche il pelo, una specie di manto peloso
corto. Dev’essere morbido al tocco, la curiosità mi spinge a toccarlo. Mi alzo
e mi avvicino ancora di più fino a portarmi a portata di mano. Ed è l’ultima
cosa che ricordo, perché come poggio la mano sul suo braccio vengo catapultato
via, ed è tutto buio.
Quando apro gli
occhi, lui è inginocchiato al mio fianco con una mano sul mio petto. Non so
quanto tempo sono rimasto
in stato
d’incoscienza, come non capisco che ci
fa lui con la mano sul mio petto, glielo chiedo.
“Che cacchio è
successo, e che stai facendo?”
“Ti sto rianimando perché eri morto”
“Che cacchio
dici, ero morto? Come ero morto? Perché sarei morto, chi m’avrebbe ucciso, tu?”
“Mi rincresce, ma
anche senza volerlo sono stato io, però sei stato tu a toccarmi, lo so che per
te è difficile capirlo, ma è così. Hai preso una scossa quando hai tentato di
mettere la mano sul mio braccio. Non ho avuto il tempo d’avvisarti di non farlo,
che già eri morto. Per questo ho dovuto farti un massaggio cardiaco, era questo il motivo per cui mi hai
trovato con le mani sul tuo petto”.
Questo è pazzo!
Oddio proprio a me doveva capitare, che devo fare? Accondiscendere a tutto ciò
che dice?
“Non sono pazzo
Benny, come dite da queste parti, sono solo un aliene che viene da un altro
mondo. Non aver paura ho smesso i panni da viaggio ora se vuoi, puoi toccarmi
non ti succederà nulla”.
Col cacchio che
ti tocco, mi dice di essere un alieno e che
non è pazzo! Ma tu vedi questo. Che faccio mi metto a correre, e se lui
è più veloce? San Procolo protettore di
tutti i Puteolani, aiutami tu, non potevi farlo sbarcare su un’altra spiaggia a
questo? Proprio qua doveva capitare, io stavo per i fatti miei, non facevo male
a nessuno, anzi mi era stato fatto del male, dalla mia fidanzata e non mi sono
lamentato, e per regalo mi mandi un pazzo a rompere il mio equilibrio mentale?
Che già di suo, è più di la, che di qua.
“Perché continui
ad aver paura? Ti ho detto che non sono un pazzo. Sono un alieno che viene da
un altro mondo, è la verità Benny, vuoi qualche dimostrazione. No, non quello
che stai pensando ora, non distruggerò niente che possa creare danno a
qualcuno. Questo è già una dimostrazione, …sì, questa, è vero, leggo nella tua
mente. Ora per esempio stai pensando se uscirai vivo da questa storia. Dai
fammi alcune domande che possano tranquillizzarti. E lascia stare la tua
ragazza almeno per ora, se vuoi ne parliamo dopo”
Se prima ero
seduto a pensare le mie povere disillusioni d’amore, ora che dovrei pensare, il
fatto è che non riesco a pensare. Sono letteralmente bloccato di mente e di
membra. Guardo meglio chi mi sta di fronte, lui dice che ha dismesso i panni da
viaggio, a me sembra che la tuta è sempre quella, anche se scorgo un leggero
cambiamento di colore, ora sembra meno acceso la tinta della sua tuta. Mi
contrappongo a lui, pensando se dovessi lottare che probabilità avrei. È
leggermente più alto del sottoscritto, suppongo un e ottantacinque…..che cavolo
vado pensando, lo semplicemente toccato e son volato nell’aldilà, almeno detto
da lui. Mi conviene farmelo amico.
“Bravo la prima
cosa sensata che hai pensato”.
“Allora è vero
che sei telepatico! Però ci sono alcune cose che non mi quadrano”.
“Cos’è che non ti
convince”
“Tu parli come
me, ragioni allo stesso modo…com..come puoi essere un alieno!”
“E tu pensi che
io avrei fatto un viaggio interstellare per arrivare su questo pianeta Terra,
senza conoscere la vostra lingua e le vostre usanze? Ma allora sei proprio
stupito, no, non sei stupidi scusami, diciamo più che stupido. Del resto è normale, chi non lo sarebbe. Caro
Benny tu sei stato, nella sfortuna, fortunato nell’incontrarmi, ti spiego
perché. Sei l’unico terrestre a incontrare un alieno venuto da un altro mondo,
sono secoli che studiamo le vostre lingue la vostra storia, per molti versi
disastrosa. Proprio ora venivo dallo studiare la città romana sommersa in
questa baia, se non avresti avuto la curiosità di capire di che stoffa è
composto la mia veste, non saresti morto ed io non avrei avuto l’obbligo di
rianimarti. Ti convince il mio ragionamento?”
Non ho parole, se
ora avessi uno specchio davanti, rifletterebbe un Benny con la bocca aperta e
gli occhi sgranati dalla paura, perché il tizio può darmi tutte le
assicurazioni di cui è capace, ma lo stesso non riesco sentirmi come lui
vorrebbe. E ora che faccio?
“Non essere
irragionevole se ti volevo morto non ti avrei rianimato, non ti sembra? Ti dico
io che facciamo. Andiamo dove c’è più luce, così ti sentirai più sicuro. Voi
terrestri nonostante sono passati millenni dalla tetraggine delle caverne,
avete ancora paura del bui, in questo caso, anche se non è assoluto come quello
dei vostri antenati.”
Ci incamminiamo
verso la strada che porta a Lucrino. Fatti pochi passi lui si gira e mi dice.
“Ma tu non c’è
l’hai l’auto”.
L’auto il sogno
della mia vita, ah se l’avrei non starei a piangere perché
quella che fu la mia ragazza mi ha piantato, l’avrei utilizzata alla ricerca di
quell’altra.
“Amico mio hai
incontrato un terrestre squattrinato, come diciamo da queste parti: ho la piedi
colare, mi capisci, vero cosa intendo?”
A quanto sembra
il tizio ha il senso dell’umorismo.
Lui sorride,
m’accorgo che anche il sorriso è strano, gli occhi luccicano di più. Arriviamo
alla rotonda di Lucrino, alla mia destra c’è la stazione della Cumana, gliela
indico.
“Se devi andare
da qualche parte quella è la Cumana, arriva al centro di Napoli”.
“So già dove
porta la Cumana. Io invece mi farei una pizza, e tu, né hai voglia”.
Sto per dirgli:
me la farei volentieri anch’io una bella pizza. Ma non posso, non ciò un becco
di un euro.
“Non
preoccuparti per questo, offro io,
vieni”.
Ah già,
dimenticavo che il tizio mi legge nella mente.
“Senti smettila
di chiamarmi Tizio, mi è antipatico, scegline un nome più congeniale e
simpatico”.
“Ti piace
Procolo, è il nostro santo protettore”. È il primo che mi è venuto in mente, ma
non glielo dico.
“Voi di santi
protettori avete bisogno più di uno per cavarvela. Comunque se ha te fa piacere
sarò il tuo santo protettore. Ora basta chiacchiere e facciamoci questa
benedetta pizza Margherita, anzi no, questa sera la voglio ai frutti di mare. È
da un po’ di tempo che la desidero”.
“Sei per caso
diventato napoletano. Hai espresso il desiderio della pizza, come facciamo noi
dopo una settimana di astinenza forzata, nel senso che non abbiamo abbastanza
moneta per comprarne una”.
“Devo farti una
confessione. Noi dell’altra parte dell’Universo ci chiedevamo senza riuscire a
spiegarci, al meno per i primi tempi, come mai il popolo napoletano fosse tra
quelli più felici al mondo, nonostante miseria, colera, e tante altre sventure.
Poi abbiamo osservato bene, cominciando dai primi anni di età, guardando i
vostri bambini, che ancora prima di parlare, battono le mani felici quando
arrivava la pizza, come se fosse la cosa più preziosa e saporita al mondo. Ci
siamo detti: vuoi vedere che la pizza contiene afrodisiaco? Molti popoli del
vostro pianeta fanno uso di questo complemento, chi per anestetico dovuto a un
duro lavoro, chi come risolutore della sua mediocrità. Invece la pizza è la
cosa più semplice al mondo, e così abbiamo detto: allora è la semplicità che
rende questo popolo così felice. Poi abbiamo scoperto che siete quelli più
complicati da capire. Ora basta siediti e ordiniamo la Pizza!”
Non abbiamo
dovuto camminare molto per trovare una piz-
zeria ristorante,
a Napoli e provincia le pizzerie sono come le chiese, in qualsiasi posto ti
trovi se alzi la testa vedi sempre una punta di un campanile di una chiesa o di
una canna fumaria di una pizzeria. Appena seduti non posso non chiedergli cosa
fa per procurarsi i soldi per tirare avanti. Ancora una volta gli occhi si
accendono più del solito. Guardandolo diritto davanti a me, sotto le luci del
ristorante sono consapevole che i suoi occhi hanno qualcosa di speciale. Sono
intensamente verdi, e quando sorride diventano fluorescenti, come se
lampeggiassero. Per il resto è come ogni comune mortale. Capelli brizzolati,
robusto, colorito di un rosa abbrustolito, come se avesse preso molto sole.
“Non ho bisogno
di soldi per tirare a campare come dici tu,
sono in missione per il vostro bene, per cui ho diritto a un sostentamento
da parte del popolo terreste”.
Non gli chiedo
chi e come gli da questo emolumento, e meglio che non faccio troppe domante.
“No, invece, devi
pormi domante, solo così puoi capire perché sono qua, e che ci faccio”.
Meno male che
arrivano le pizze, per buoni venti minuti assaporiamo la fragranza e il sapore
gustoso del prelibato e semplice pasto. Ora che l’ho davanti posso contemplarlo
con tutto comodo, quello che continuo a chiamare tuta fa una bella figura in
dosso a lui. Nessuno sembra farci caso anche la ragazza che ha preso gli ordini
delle pizze e le consegne, tranne un sorriso di circostanza non sembra voglia
dirci altro. Lui intanto già è alle prese con la sua pizza, sono sorpreso dal
modo come Procolo mangia la sua pizza, non ho mai visto, uno, assaporare la
pizza come fa lui, quasi sorride ad ogni boccone. Un alieno innamorato della
pizza Napoletana, mi do un pizzicotto sulla coscia per essere sicuro di non
stare sognando.
“Invece di
pensare di sognare , perché non mangi la tua pizza, Benny?”
Lui ha quasi
finito la sua, quando io ancora deve iniziare la mia, sono rimasto a bocca
aperta a guardarlo. Lui nel frattempo chiama la ragazza e gli ordina un’altra,
questa però una semplice margherita.
“L’ho ordinata
per non farti mangiare da solo”.
Hai capito
l’alieno Procolo, se ne fa due di pizze. Quando siamo usciti dalla pizzeria mi
ha confessato che ne avrebbe mangiata anche una terza, ma non ha voluto
strafare. Una volta finito di mangiare lui chiede il conto. Sono curioso sapere
come farà a pagare. Non succede perfettamente nulla. Sì, è proprio così, la
ragazza porta il conto con dieci euro sulla ricevuta.
“Questo e il
resto, grazie di aver preferito la nostra pizzeria, signori”.
“Grazie per la
tua gentilezza bella signorina, il resto è tuo.”
Io non ho visto
che lui abbia cacciato alcunché dalle tasche, né soldi né tantomeno carta di
credito, come ha fatto a farsi dare perfino il resto.
“Se non mi fosse
rimasto il resto come potevo dare la mancia a quella cara ragazza, Benny!”
Dimentico sempre
che lui anticipa il mio pensiero.
“Già come potevi
dare la mancia, sta di fatto che io non ho visto moneta girare per pagare al
ristoratore”.
“Dimentichi
quello che ho detto prima. Sono in missione a spese del pianeta terra,
ficcatelo bene in testa”.
“Cioè tu manipoli
la mente dell’uomo a tuo piacimento?”
“Uhm, diciamo di
si, però solo per il vostro bene, il fatto che poi lo faccia anche per
procurarmi il sostenimento per vivere, è più che giusto, non ti pare?”
“Mi pare, mi pare
non tanto, poco fa hai detto che sei qua per aiutare noi poveri terresti e che
non faresti nulla per danneggiarci. Non mi pare, che tu hai reso un servizio a
quel ristoratore, lui questa sera quando chiuderà la cassa si troverà con
l’importo della tua ricevuta in meno. Con chi credi se la prenderà, perché
sicuramente lui penserà che sia stato derubato da uno dei suoi dipendenti”.
“Non
preoccuparti, ci ho già pensato, non succederà quello che tu temi. Comunque mi
fa piacere che tu l’abbia pensato, questo ti fa onore”.
Cacchio, allora
Procolo è proprio un alieno! In questo casa potrei chiedergli…
“Ce n’hai messo a
capirlo, per quando riguarda il secondo quesito, non chiedermelo perché non ti
conviene. Credimi lasciala stare la tua ex, quella non fa per te. Sei un bravo
ragazzo meriti qualcosa di meglio”.
“Scusa Procolo,
perché cos’ha la mia ex ragazza che non va, è carina, ha un bel fisico, e per
concludere sa fare anche l’amore magnificamente, cosa potrei volere di più.”
“A questo punto
mi sento in dovere chiarirti un po’ alcune cose. La tua ex non ti ha lasciato
perché era gelosa, mandandoti a fare quelle cose con quell’altra. No, mio caro Benny, era lei che aveva da fare quelle
cose con un altro, e non con te,
scusa ma dovevo dirtelo. Stavi per chiedermi di aiutarti a riconquistarla, cosa
potevo fare se non chiarirti le idee. Sì, Benny purtroppo è la verità”.
Questa è la
serata di Benny l’allocco, perché credo di avere l’espressione di quel nobile
volatile.
“Allora quei
sospiri di piaceri erano una falsità! È questo quello che vuoi farmi intendere?
Che lei sospirava pensando a un altro quando facevamo l’amore con me?”
“Non posso
confermartelo ma è probabile, visto l’onestà della ragazza, se fossi in te non
metterei la mano sul fuoco per lei, anzi ti consiglio di stare alla larga dalla
signorina”.
Non può essere
che mi abbia mentito per un anno intero, era così dolce carina, perché avrebbe
dovuto tradirmi? Ma sarà poi vero?
“Ecco cosa vi
fotte a voi terrestri, l’eterno dubbio e la vostra insicurezza, e le paure che
vi portate dietro, negate anche l’evidenzia dei fatti, ma siete pronti a
credere a qualcosa che non esiste nell’evidente. Pensate di essere ragionevoli,
però fate il contrario della ragione. Da millenni vi distruggete in guerre
assassine, mentre con quello che spendete in vite umane e risorse economiche,
potreste vivere tutti agiatamente, umani e animali compresi. Spesso, da lassù,
ci siamo chiesti se nel vostro cervello non alberghi un virus malefico che
porterà l’essere umano all’autodistruzione”.
A pensarci bene
non ha tutti i torti, anzi di torti non ne ha nemmeno uno.
Mi sveglio di buon ora, cosa che di solito non
faccio volentieri, mi chiedo perché lo fo questa mattina. Mentre mi rado sorrido
all’immagine riversa nello specchio, si vede che sono di buon umore per
sorridere a me stesso.
Mentre mia madre
prepara il caffè mi sbircia di sottocchio, noto ed è evidente, che anche per
lei, la mia alzata di buon ora, è inusuale. Finisco di fare colazione do un
bacio a mia madre e mi accingo ad uscire, nel mentre mio padre esce dal bagno ancora
tutto arruffato di sonno, gli dico: ciao papà, buona giornata di lavoro. Anche
lui è rimasto con le brache in mano mentre il suo sguardo attonito mi segue
fino all’uscita di casa.
Arrivo davanti
alla Federico II che ha ancora i cancelli chiusi, non me la prendo. Mi siedo
sulle scale, apro il testo di diritto pubblico e inizio a leggere, nel mentre
non posso esimermi di fare una considerazione; perché la facoltà resta chiusa
la notte, dovrebbe essere un centro d’acculturazione per giovani che hanno
voglia di apprendere, conoscere, sapere. È così che si migliora la cultura
generale di un Paese, aprire i cancelli 24 ore al giorno. Cominciano arrivare
studenti, professori e addetti alla manutenzione.
In aula mentre
ascolto il professore ho le idee ben chiare di quale sarà la spiegazione, credo
di sapere già dove arriverà il suo
teorema. Dall’altra parte dell’emisfero dell’aula vedo Lidia che guarda dalla
mia parte, le sorrido e gli faccio ciao.
Lei mi guarda un
po’ incredula, poi rivolge la sua attenzione al cattedra. Mentre usciamo la
incontro per le scale dell’ateneo, lei continua a guardare davanti senza darsi
pensiero che le cammino a fianco.
“Lidia non vedo
motivo per cui non dobbiamo salutarci, abbiamo acclarato che noi due non stiamo
bene insieme come coppia, ma ciò non toglie che possiamo essere amici come
l’eravamo prima. Siamo persone civili e ragionevoli, l’amicizia è una bella
cosa, il proverbio dice che chi trova un amico trova un tesoro. Non è stupido
che noi buttiamo via un tesoro già acquisito?”
ora lei è ferma
davanti a me, è difficile decifrare la sua espressione. Oserei dire sia
sbalordita, poi pian piano il suo viso si distende, affiora un lieve sorriso.
“Se debbo
crederti vuol dire che sei cambiato dall’oggi al domani, citando anch’io un
vecchio proverbio. A che debbo questa tua trasformazione?”
“Non so se è in
atto una mia trasformazione caratteriale o che altro, ho solo espresso una mia
visione personale”.
“Amici come prima
allora, almeno fino a che non avanzi qualche proposta oscena”.
“Se vuoi
mantenerti il tesoro, non fare proposte oscene all’amico. Questo non è un
proverbio, ma una considerazione che ha lo stesso valore ”.
“Ciao”.
“Ciao”.
“Come è andato
con il ragazzo”.
“Bene, e tu con
la ragazza”.
“Altrettanto
bene”.
“Che nome, il giovane ha
rifilato a te”.
“Procolo, come il
protettore della sua città, e la ragazza a te”.
“Leonardo, come
l’attore americano, lei dice che l’adora. Hai avuto problemi nell’inseminarlo”.
“Nessun problema,
come ben sai mi sono bastati dieci minuti, quando lo rianimato era un po’
sconvolto, ma poi subito si è acchetato. Questa volta l’operazione ha avuto
subito effetto. Alla fine della serata lui mi ha fatto notare che non era
corretto che io non pagassi le pizze, mettendo in difficoltà il gestore, che
lui presumeva che se la sarebbe presa con qualche dipendente. Come vedi si è
avuto subito uno stimolo di onestà. Il cambiamento del soggetto è repentino.
“Quando pensi che
dovrebbero incontrarsi”.
“Tra sei anni, e
questo il limite messo perché tutti le coppie inseminate disparse sulla Terra
potranno incontrarsi. Il tempo che maturino, che si affermano nella società,
che siano consapevoli della responsabilità che hanno nel creare la famiglia del
futuro”.
“Pensi che questo
progetto riuscirà a salvare il pianeta terra e tutti gli esseri viventi che lo
popolano?”
“Se la nostra analisi
fallirà, vuol dire che anche noi non siamo infallibili. È questo quello che tu
pensi? Dopo più di cento anni di studi di questo Pianeta e dei suoi abitanti,
dovremmo distruggerlo? Comunque vada abbiamo tempo prima di prendere la
decisione drastica. La cometa di Halley passera vicino alla terra anche tra
duecento anni, se per allora non è cambiato nulla basta poco a noi deviarla
sulla Terra, e così porre fine alla sua esistenza”.
“Mi riesce
difficile pensare che l’uomo potesse un giorno, riuscire costruire un similare
del nostro sistema per viaggiare nell’universo”.
“Il rischio c’è,
ed è grosso. Questi alieni umani così come sono, non sono affidabili, sono
esseri pericolosi, hanno il germe dell’autodistruzione in loro. Da che sono
nati non fanno altro che guerre fratricide, hanno la paura nelle vene al posto
del sangue. Si affannano ad accumulare risorse che non hanno bisogno, cose che
non gli serviranno mai nell’arco della loro esistenza. Come se il pianeta fosse
una cosa loro privata da dividere in tanti pezzetti, e che per averlo bisogna
combattere fino alla eliminazione del concorrente. Se un giorno questi ominidi
riuscissero a trovare il sistema di viaggiare nello spazio universale, quanto
tempo impiegherebbero prima cercare di colonizzare, con la forza, gli altri
pianeta. È questo il rischio che corriamo se il nostro progetto per migliorarli
fallisse. Avremmo esportato la guerra in tutto l’universo”.
“Nel caso
succedesse la sua eliminazione, mi dispiacerebbe non potermi mangiare più la
pizza”.
“A chi lo dici
caro Leonardo, a chi lo dici!”
Commenti