Gli Alieni siamo noi

Quanti pensieri affiorano alla mente quando si è soli, in particolar modo quando da poco più di mezz’ora, sei stato lascito dalla tua ragazza. L’ho vista sparire nel buio della notte, mentre riprendeva la strada del ritorno a casa. Lei abita dall’altro lato di via Miliscola, precisamente sul promontorio tra Baia e Lucrino, che noi Flegrei chiamiamo O ‘Scalandrone. Ad essere sinceri è un luogo stupendo, da lassù si può ammirare tutto il golfo di Pozzuoli, il Lago di Lucrino ,e una parte del lago D’Averno. Il dispiacere amoroso con la mia ormai ex, mi ha infiacchito le gambe. Ora sono  seduti sulla spiaggia in riva al mare con lo sciacquettio della risacca che mano mano, lambisce sempre di più la sabbia asciutta, quasi a voler raggiungere le punte delle mie scarpe e io che guardo lo schiumare della risacca come fossero le dita del mare pronte a carpire le mie sdrucite scarpe da tennis, mi chiedo se ce la farà a bagnarle. È più di mezz’ora che sono in questa posizione, con il mento poggiato sulle braccia incrociate sulle ginocchia. Non è che avevo granché da rimuginare, ma qualcosa c’era. Per esempio che Lidia la mia ragazza, ora ex, mi ha piantato dandomi il benservito, si certo, non è un grosso dramma, quello che ti strugge e distrugge l’anima, ma è pur sempre un dramma, almeno per me e in questo particolare momento. Ed è quello che io faccio ora mentre guardo la marea e mi chiedo se mi bagnerà le scarpe. Qualcuno dirà: sei stupido a star lì ad aspettare che il mare ti bagna le scarpe! Si è vero, sarà pure stupido, ma come volete che si sente un giovane di venti anni la sera che la sua ragazza l’ha piantato sulla spiaggia senza nemmeno salutarlo? Perché sulla spiaggia non eravamo andati a cercar conchiglie, e tanto meno a contar granelli di sabbia. Io, almeno, avevo in programma una serata di passione, ma lei, si è visto che non era della stessa mia opinione. Come fanno quasi tutte le donne, quando non te la vogliono dare, trovano sempre una rivale, e giù la fatidica frase che ti zittisce: “per queste cose rivolgiti a quell’altra”.
Senza un quattrino in tasca, e con gli esami universitari arretrati, con gli ormoni che girano a vuoto, e per intenderci: senza quell’altra. Vorrei sapere da quel cervellone che mi dice sono stupido a star qua a piagnucolare, girandogli la domanda: come ti sentiresti tu nella medesima situazione? Non mi risponde, lo sapevo!
 La spiaggia è quella di Lucrino ai piedi del complesso delle stufe di Nerone. Dal centro termale, basta attraversare Via Miliscola per bagnarti i piedi nel golfo di Pozzuoli, di Baia e Bacoli. Ed è quello che aspetto che faccia lo sciacquettio della risacca che lambisce la sabbia asciutta. Lo sguardo fisso, ipnotico verso il mare, non mi impedisce di pensare.
Mentre mi pongo domande e risposte, ho un sussulto, mi sembra di aver visto sotto occhio qualcosa muoversi a pelo d’acqua. Forse una piccola ondina anomala. No, non è proprio l’acqua a muoversi, anche se è buio, intravedo un ombra. Comincio ad aver paura, man mano che l’ombra esce dall’acqua, ingrandendosi sempre di più, io, come i granchi, arretro con lo sguardo fisso su l’ombra che si fa sempre più grande.  Comincio ad avere raziocinio solo quando vedo che si tratta di un essere umano, almeno ha la forma di un uomo, o donna, perché è coperto da una tuta, che non è quella da subacqueo, sarà uno che pesca in apnea, però noto che non ha nessun arnese da pesca tra le mani. Ora è quasi a due passi da me, l’unica cosa che riesco ad osservare nel buio totale, sono i suoi occhi, risplendono nel buio come due fari di auto. lui guarda me, ed io guardo lui senza nemmeno alzarmi. Non lo so perché non mi sono alzato, non ho proprio pensato di farlo, forse perché sono rimasto attonito dalla comparsa della misteriosa ombra marina.
“Salve” lo saluto, il meno che posso fare.
“Ciao” mi risponde, anche lui si attiene all’indispensabile.
“Io mi chiamo Benedetto, Benny per gli amici, e tu?”
“Scegli tu un nome, perché il mio è troppo difficile da pronunciare potrebbe essere un rompicapo per te”.
Lo guardo incuriosito. Perché gli devo dare io un nome? Non sarà per caso un matto che la notte va in giro a farsi il bagno vestito, anche se è una tuta, per giunta anche di colore strano, e strano è anche il pelo, una specie di manto peloso corto. Dev’essere morbido al tocco, la curiosità mi spinge a toccarlo. Mi alzo e mi avvicino ancora di più fino a portarmi a portata di mano. Ed è l’ultima cosa che ricordo, perché come poggio la mano sul suo braccio vengo catapultato via, ed è tutto buio.
Quando apro gli occhi, lui è inginocchiato al mio fianco con una mano sul mio petto. Non so quanto tempo sono rimasto
in stato d’incoscienza,  come non capisco che ci fa lui con la mano sul mio petto, glielo chiedo.
“Che cacchio è successo, e che stai facendo?”
 “Ti sto rianimando perché eri morto”
“Che cacchio dici, ero morto? Come ero morto? Perché sarei morto, chi m’avrebbe ucciso, tu?”
“Mi rincresce, ma anche senza volerlo sono stato io, però sei stato tu a toccarmi, lo so che per te è difficile capirlo, ma è così. Hai preso una scossa quando hai tentato di mettere la mano sul mio braccio. Non ho avuto il tempo d’avvisarti di non farlo, che già eri morto. Per questo ho dovuto farti un massaggio  cardiaco, era questo il motivo per cui mi hai trovato con le mani sul tuo petto”.
Questo è pazzo! Oddio proprio a me doveva capitare, che devo fare? Accondiscendere a tutto ciò che dice?
“Non sono pazzo Benny, come dite da queste parti, sono solo un aliene che viene da un altro mondo. Non aver paura ho smesso i panni da viaggio ora se vuoi, puoi toccarmi non ti succederà nulla”.
Col cacchio che ti tocco, mi dice di essere un alieno e che  non è pazzo! Ma tu vedi questo. Che faccio mi metto a correre, e se lui è più veloce?  San Procolo protettore di tutti i Puteolani, aiutami tu, non potevi farlo sbarcare su un’altra spiaggia a questo? Proprio qua doveva capitare, io stavo per i fatti miei, non facevo male a nessuno, anzi mi era stato fatto del male, dalla mia fidanzata e non mi sono lamentato, e per regalo mi mandi un pazzo a rompere il mio equilibrio mentale? Che già di suo, è più di la, che di qua.  
“Perché continui ad aver paura? Ti ho detto che non sono un pazzo. Sono un alieno che viene da un altro mondo, è la verità Benny, vuoi qualche dimostrazione. No, non quello che stai pensando ora, non distruggerò niente che possa creare danno a qualcuno. Questo è già una dimostrazione, …sì, questa, è vero, leggo nella tua mente. Ora per esempio stai pensando se uscirai vivo da questa storia. Dai fammi alcune domande che possano tranquillizzarti. E lascia stare la tua ragazza almeno per ora, se vuoi ne parliamo dopo”
Se prima ero seduto a pensare le mie povere disillusioni d’amore, ora che dovrei pensare, il fatto è che non riesco a pensare. Sono letteralmente bloccato di mente e di membra. Guardo meglio chi mi sta di fronte, lui dice che ha dismesso i panni da viaggio, a me sembra che la tuta è sempre quella, anche se scorgo un leggero cambiamento di colore, ora sembra meno acceso la tinta della sua tuta. Mi contrappongo a lui, pensando se dovessi lottare che probabilità avrei. È leggermente più alto del sottoscritto, suppongo un e ottantacinque…..che cavolo vado pensando, lo semplicemente toccato e son volato nell’aldilà, almeno detto da lui. Mi conviene farmelo amico.
“Bravo la prima cosa sensata che hai pensato”.
“Allora è vero che sei telepatico! Però ci sono alcune cose che non mi quadrano”.
“Cos’è che non ti convince”
“Tu parli come me, ragioni allo stesso modo…com..come puoi essere un alieno!”
“E tu pensi che io avrei fatto un viaggio interstellare per arrivare su questo pianeta Terra, senza conoscere la vostra lingua e le vostre usanze? Ma allora sei proprio stupito, no, non sei stupidi scusami, diciamo più che stupido.  Del resto è normale, chi non lo sarebbe. Caro Benny tu sei stato, nella sfortuna, fortunato nell’incontrarmi, ti spiego perché. Sei l’unico terrestre a incontrare un alieno venuto da un altro mondo, sono secoli che studiamo le vostre lingue la vostra storia, per molti versi disastrosa. Proprio ora venivo dallo studiare la città romana sommersa in questa baia, se non avresti avuto la curiosità di capire di che stoffa è composto la mia veste, non saresti morto ed io non avrei avuto l’obbligo di rianimarti. Ti convince il mio ragionamento?”
Non ho parole, se ora avessi uno specchio davanti, rifletterebbe un Benny con la bocca aperta e gli occhi sgranati dalla paura, perché il tizio può darmi tutte le assicurazioni di cui è capace, ma lo stesso non riesco sentirmi come lui vorrebbe. E ora che faccio?
“Non essere irragionevole se ti volevo morto non ti avrei rianimato, non ti sembra? Ti dico io che facciamo. Andiamo dove c’è più luce, così ti sentirai più sicuro. Voi terrestri nonostante sono passati millenni dalla tetraggine delle caverne, avete ancora paura del bui, in questo caso, anche se non è assoluto come quello dei vostri antenati.”
Ci incamminiamo verso la strada che porta a Lucrino. Fatti pochi passi lui si gira e mi dice.
“Ma tu non c’è l’hai l’auto”.
L’auto il sogno della mia vita, ah se l’avrei non starei a piangere perché quella che fu la mia ragazza mi ha piantato, l’avrei utilizzata alla ricerca di quell’altra.
“Amico mio hai incontrato un terrestre squattrinato, come diciamo da queste parti: ho la piedi colare, mi capisci, vero cosa intendo?”
A quanto sembra il tizio ha il senso dell’umorismo.
Lui sorride, m’accorgo che anche il sorriso è strano, gli occhi luccicano di più. Arriviamo alla rotonda di Lucrino, alla mia destra c’è la stazione della Cumana, gliela indico.
“Se devi andare da qualche parte quella è la Cumana, arriva al centro di Napoli”.
“So già dove porta la Cumana. Io invece mi farei una pizza, e tu, né hai voglia”.
Sto per dirgli: me la farei volentieri anch’io una bella pizza. Ma non posso, non ciò un becco di un euro.
“Non preoccuparti  per questo, offro io, vieni”.
Ah già, dimenticavo che il tizio mi legge nella mente.
“Senti smettila di chiamarmi Tizio, mi è antipatico, scegline un nome più congeniale e simpatico”.
“Ti piace Procolo, è il nostro santo protettore”. È il primo che mi è venuto in mente, ma non glielo dico.
“Voi di santi protettori avete bisogno più di uno per cavarvela. Comunque se ha te fa piacere sarò il tuo santo protettore. Ora basta chiacchiere e facciamoci questa benedetta pizza Margherita, anzi no, questa sera la voglio ai frutti di mare. È da un po’ di tempo che la desidero”.
“Sei per caso diventato napoletano. Hai espresso il desiderio della pizza, come facciamo noi dopo una settimana di astinenza forzata, nel senso che non abbiamo abbastanza moneta  per comprarne una”.
“Devo farti una confessione. Noi dell’altra parte dell’Universo ci chiedevamo senza riuscire a spiegarci, al meno per i primi tempi, come mai il popolo napoletano fosse tra quelli più felici al mondo, nonostante miseria, colera, e tante altre sventure. Poi abbiamo osservato bene, cominciando dai primi anni di età, guardando i vostri bambini, che ancora prima di parlare, battono le mani felici quando arrivava la pizza, come se fosse la cosa più preziosa e saporita al mondo. Ci siamo detti: vuoi vedere che la pizza contiene afrodisiaco? Molti popoli del vostro pianeta fanno uso di questo complemento, chi per anestetico dovuto a un duro lavoro, chi come risolutore della sua mediocrità. Invece la pizza è la cosa più semplice al mondo, e così abbiamo detto: allora è la semplicità che rende questo popolo così felice. Poi abbiamo scoperto che siete quelli più complicati da capire. Ora basta siediti e ordiniamo la Pizza!”
Non abbiamo dovuto camminare molto per trovare una piz-
zeria ristorante, a Napoli e provincia le pizzerie sono come le chiese, in qualsiasi posto ti trovi se alzi la testa vedi sempre una punta di un campanile di una chiesa o di una canna fumaria di una pizzeria. Appena seduti non posso non chiedergli cosa fa per procurarsi i soldi per tirare avanti. Ancora una volta gli occhi si accendono più del solito. Guardandolo diritto davanti a me, sotto le luci del ristorante sono consapevole che i suoi occhi hanno qualcosa di speciale. Sono intensamente verdi, e quando sorride diventano fluorescenti, come se lampeggiassero. Per il resto è come ogni comune mortale. Capelli brizzolati, robusto, colorito di un rosa abbrustolito, come se avesse preso molto sole.
“Non ho bisogno di soldi per tirare a campare come dici tu,  sono in missione per il vostro bene, per cui ho diritto a un sostentamento da parte del popolo terreste”.
Non gli chiedo chi e come gli da questo emolumento, e meglio che non faccio troppe domante.
“No, invece, devi pormi domante, solo così puoi capire perché sono qua, e che ci faccio”.
Meno male che arrivano le pizze, per buoni venti minuti assaporiamo la fragranza e il sapore gustoso del prelibato e semplice pasto. Ora che l’ho davanti posso contemplarlo con tutto comodo, quello che continuo a chiamare tuta fa una bella figura in dosso a lui. Nessuno sembra farci caso anche la ragazza che ha preso gli ordini delle pizze e le consegne, tranne un sorriso di circostanza non sembra voglia dirci altro. Lui intanto già è alle prese con la sua pizza, sono sorpreso dal modo come Procolo mangia la sua pizza, non ho mai visto, uno, assaporare la pizza come fa lui, quasi sorride ad ogni boccone. Un alieno innamorato della pizza Napoletana, mi do un pizzicotto sulla coscia per essere sicuro di non stare sognando.
“Invece di pensare di sognare , perché non mangi la tua pizza, Benny?”
Lui ha quasi finito la sua, quando io ancora deve iniziare la mia, sono rimasto a bocca aperta a guardarlo. Lui nel frattempo chiama la ragazza e gli ordina un’altra, questa però una semplice margherita.
“L’ho ordinata per non farti mangiare da solo”.
Hai capito l’alieno Procolo, se ne fa due di pizze. Quando siamo usciti dalla pizzeria mi ha confessato che ne avrebbe mangiata anche una terza, ma non ha voluto strafare. Una volta finito di mangiare lui chiede il conto. Sono curioso sapere come farà a pagare. Non succede perfettamente nulla. Sì, è proprio così, la ragazza porta il conto con dieci euro sulla ricevuta.
“Questo e il resto, grazie di aver preferito la nostra pizzeria, signori”.
“Grazie per la tua gentilezza bella signorina, il resto è tuo.”
Io non ho visto che lui abbia cacciato alcunché dalle tasche, né soldi né tantomeno carta di credito, come ha fatto a farsi dare perfino il resto.
“Se non mi fosse rimasto il resto come potevo dare la mancia a quella cara ragazza, Benny!”
Dimentico sempre che lui anticipa il mio pensiero.
“Già come potevi dare la mancia, sta di fatto che io non ho visto moneta girare per pagare al ristoratore”.
“Dimentichi quello che ho detto prima. Sono in missione a spese del pianeta terra, ficcatelo bene in testa”.
“Cioè tu manipoli la mente dell’uomo a tuo piacimento?”
“Uhm, diciamo di si, però solo per il vostro bene, il fatto che poi lo faccia anche per procurarmi il sostenimento per vivere, è più che giusto, non ti pare?”
“Mi pare, mi pare non tanto, poco fa hai detto che sei qua per aiutare noi poveri terresti e che non faresti nulla per danneggiarci. Non mi pare, che tu hai reso un servizio a quel ristoratore, lui questa sera quando chiuderà la cassa si troverà con l’importo della tua ricevuta in meno. Con chi credi se la prenderà, perché sicuramente lui penserà che sia stato derubato da uno dei suoi dipendenti”.
“Non preoccuparti, ci ho già pensato, non succederà quello che tu temi. Comunque mi fa piacere che tu l’abbia pensato, questo ti fa onore”.
Cacchio, allora Procolo è proprio un alieno! In questo casa potrei chiedergli…
“Ce n’hai messo a capirlo, per quando riguarda il secondo quesito, non chiedermelo perché non ti conviene. Credimi lasciala stare la tua ex, quella non fa per te. Sei un bravo ragazzo meriti qualcosa di meglio”.
“Scusa Procolo, perché cos’ha la mia ex ragazza che non va, è carina, ha un bel fisico, e per concludere sa fare anche l’amore magnificamente, cosa potrei volere di più.”
“A questo punto mi sento in dovere chiarirti un po’ alcune cose. La tua ex non ti ha lasciato perché era gelosa, mandandoti a fare quelle cose con quell’altra. No, mio caro Benny, era lei che aveva da fare quelle cose con un altro, e non con te, scusa ma dovevo dirtelo. Stavi per chiedermi di aiutarti a riconquistarla, cosa potevo fare se non chiarirti le idee. Sì, Benny purtroppo è la verità”.
Questa è la serata di Benny l’allocco, perché credo di avere l’espressione di quel nobile volatile. 
“Allora quei sospiri di piaceri erano una falsità! È questo quello che vuoi farmi intendere? Che lei sospirava pensando a un altro quando facevamo l’amore con me?”
“Non posso confermartelo ma è probabile, visto l’onestà della ragazza, se fossi in te non metterei la mano sul fuoco per lei, anzi ti consiglio di stare alla larga dalla signorina”.
Non può essere che mi abbia mentito per un anno intero, era così dolce carina, perché avrebbe dovuto tradirmi? Ma sarà poi vero?
“Ecco cosa vi fotte a voi terrestri, l’eterno dubbio e la vostra insicurezza, e le paure che vi portate dietro, negate anche l’evidenzia dei fatti, ma siete pronti a credere a qualcosa che non esiste nell’evidente. Pensate di essere ragionevoli, però fate il contrario della ragione. Da millenni vi distruggete in guerre assassine, mentre con quello che spendete in vite umane e risorse economiche, potreste vivere tutti agiatamente, umani e animali compresi. Spesso, da lassù, ci siamo chiesti se nel vostro cervello non alberghi un virus malefico che porterà l’essere umano all’autodistruzione”.
A pensarci bene non ha tutti i torti, anzi di torti non ne ha nemmeno uno.

 Mi sveglio di buon ora, cosa che di solito non faccio volentieri, mi chiedo perché lo fo questa mattina. Mentre mi rado sorrido all’immagine riversa nello specchio, si vede che sono di buon umore per sorridere a me stesso.
Mentre mia madre prepara il caffè mi sbircia di sottocchio, noto ed è evidente, che anche per lei, la mia alzata di buon ora, è inusuale. Finisco di fare colazione do un bacio a mia madre e mi accingo ad uscire, nel mentre mio padre esce dal bagno ancora tutto arruffato di sonno, gli dico: ciao papà, buona giornata di lavoro. Anche lui è rimasto con le brache in mano mentre il suo sguardo attonito mi segue fino all’uscita di casa.  
Arrivo davanti alla Federico II che ha ancora i cancelli chiusi, non me la prendo. Mi siedo sulle scale, apro il testo di diritto pubblico e inizio a leggere, nel mentre non posso esimermi di fare una considerazione; perché la facoltà resta chiusa la notte, dovrebbe essere un centro d’acculturazione per giovani che hanno voglia di apprendere, conoscere, sapere. È così che si migliora la cultura generale di un Paese, aprire i cancelli 24 ore al giorno. Cominciano arrivare studenti, professori e addetti alla manutenzione.
In aula mentre ascolto il professore ho le idee ben chiare di quale sarà la spiegazione, credo di sapere già dove arriverà  il suo teorema. Dall’altra parte dell’emisfero dell’aula vedo Lidia che guarda dalla mia parte, le sorrido e gli faccio ciao.
Lei mi guarda un po’ incredula, poi rivolge la sua attenzione al cattedra. Mentre usciamo la incontro per le scale dell’ateneo, lei continua a guardare davanti senza darsi pensiero che le cammino a fianco.
“Lidia non vedo motivo per cui non dobbiamo salutarci, abbiamo acclarato che noi due non stiamo bene insieme come coppia, ma ciò non toglie che possiamo essere amici come l’eravamo prima. Siamo persone civili e ragionevoli, l’amicizia è una bella cosa, il proverbio dice che chi trova un amico trova un tesoro. Non è stupido che noi buttiamo via un tesoro già acquisito?”
ora lei è ferma davanti a me, è difficile decifrare la sua espressione. Oserei dire sia sbalordita, poi pian piano il suo viso si distende, affiora un lieve sorriso.
“Se debbo crederti vuol dire che sei cambiato dall’oggi al domani, citando anch’io un vecchio proverbio. A che debbo questa tua trasformazione?”
“Non so se è in atto una mia trasformazione caratteriale o che altro, ho solo espresso una mia visione personale”.
“Amici come prima allora, almeno fino a che non avanzi qualche proposta oscena”.
“Se vuoi mantenerti il tesoro, non fare proposte oscene all’amico. Questo non è un proverbio, ma una considerazione che ha lo stesso valore ”.    







“Ciao”.
“Ciao”.
“Come è andato con il ragazzo”.
“Bene, e tu con la ragazza”.
“Altrettanto bene”.
“Che nome, il giovane ha rifilato a te”.
“Procolo, come il protettore della sua città, e la ragazza a te”.
“Leonardo, come l’attore americano, lei dice che l’adora. Hai avuto problemi nell’inseminarlo”.
“Nessun problema, come ben sai mi sono bastati dieci minuti, quando lo rianimato era un po’ sconvolto, ma poi subito si è acchetato. Questa volta l’operazione ha avuto subito effetto. Alla fine della serata lui mi ha fatto notare che non era corretto che io non pagassi le pizze, mettendo in difficoltà il gestore, che lui presumeva che se la sarebbe presa con qualche dipendente. Come vedi si è avuto subito uno stimolo di onestà. Il cambiamento del soggetto è repentino.
“Quando pensi che dovrebbero incontrarsi”.
“Tra sei anni, e questo il limite messo perché tutti le coppie inseminate disparse sulla Terra potranno incontrarsi. Il tempo che maturino, che si affermano nella società, che siano consapevoli della responsabilità che hanno nel creare la famiglia del futuro”.
“Pensi che questo progetto riuscirà a salvare il pianeta terra e tutti gli esseri viventi che lo popolano?”
“Se la nostra analisi fallirà, vuol dire che anche noi non siamo infallibili. È questo quello che tu pensi? Dopo più di cento anni di studi di questo Pianeta e dei suoi abitanti, dovremmo distruggerlo? Comunque vada abbiamo tempo prima di prendere la decisione drastica. La cometa di Halley passera vicino alla terra anche tra duecento anni, se per allora non è cambiato nulla basta poco a noi deviarla sulla Terra, e così porre fine alla sua esistenza”.
“Mi riesce difficile pensare che l’uomo potesse un giorno, riuscire costruire un similare del nostro sistema per viaggiare nell’universo”.
“Il rischio c’è, ed è grosso. Questi alieni umani così come sono, non sono affidabili, sono esseri pericolosi, hanno il germe dell’autodistruzione in loro. Da che sono nati non fanno altro che guerre fratricide, hanno la paura nelle vene al posto del sangue. Si affannano ad accumulare risorse che non hanno bisogno, cose che non gli serviranno mai nell’arco della loro esistenza. Come se il pianeta fosse una cosa loro privata da dividere in tanti pezzetti, e che per averlo bisogna combattere fino alla eliminazione del concorrente. Se un giorno questi ominidi riuscissero a trovare il sistema di viaggiare nello spazio universale, quanto tempo impiegherebbero prima cercare di colonizzare, con la forza, gli altri pianeta. È questo il rischio che corriamo se il nostro progetto per migliorarli fallisse. Avremmo esportato la guerra in tutto l’universo”.
“Nel caso succedesse la sua eliminazione, mi dispiacerebbe non potermi mangiare più la pizza”.
“A chi lo dici caro Leonardo, a chi lo dici!”


      



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