L'ULTIMA ARRIVATA (4)

Per il resto dei sei mesi, la mia vita ha preso il corso normale, continuo a sognare “il principe azzurro” , anche se mi vedo ogni sabato con un ragazzo, ma non è lui il mio “principe”.
Poi lunedì Milena si è data ammalata, il certificato medico ci teneva informati, dieci giorni di riposo assoluto. Tutto l’ufficio si è preoccupato, io, in verità più degli altri, chiamata al telefono ha riferito che non era nulla di grave, aveva bisogno di riposarsi un po’, sarebbe andata in campagna nella vecchia casa disabitata dei nonni.
Questo succedeva fino il venerdì, in pratica, l’altro ieri. Ora è domenica mattina. Finisco le mie riflessioni su i sei mesi trascorsi, mi avvio a risalire verso la casa di campagna che mi ha ospitato. Apro lentamente la porta per non destare chi forse dorme ancora. Così non è, il bel corpo è nudo sopra le lenzuola, le braccia tese verso di me pronte ad accogliermi in caloroso e appassionante abbraccio, in tutta fretta metto via quel poco che ho addosso per non fare aspettare il mio Principe Azzurro, la cara e dolce Milena! L’ultima arrivata, chi l’avrebbe mai detto.
Stiamo entrambe guardando il soffitto dopo un’ora di passione sfrenata.
«  Ed io che per una vita ho cercato il “principe azzurro” non avrei mai pensato che finivo per innamorarmi d’una donna »
« Se ti può consolare, mia cara Femia, nessuno accertato se il “principe” di Cenerentola o quello della Bella Addormentata non fosse Gay, perché di figli, ambedue, non se ne mai parlato! » 


Abbiamo rinunciato al classico “Principe Azzurro”? Com'è che siamo arrivati a questo punto.
L’abbiamo scoperto entrambe l’altro giorno, come? Mi spiego
Dopo tre giorni di malattia, Milena ha comunicato l’intenzione di voler lasciare il lavoro. Siamo rimaste tutti un po’ stupiti di questa sua decisione, io più di tutte, per il semplice fatto di ritenermi causa di questa sua volontà. La notizia è arrivata giovedì; la notte mi rigiravo nel letto senza poter dormire. Continuavo a pensare a Milena, non sopportavo non poterla rivedere, l’effetto dell'assenza l’ho sentito dopo due giorni. Continuavo a guardare la sua scrivania vuota, ero arrivato a contare i giorni presenti e futuri probabili. La mattina di venerdì ero uno straccio sul lavoro, la sera ho dovuto prendermi un sonnifero per dormire un sonno ristoratore. Sabato, cioè, ieri, non ho resistito mi sono messo in auto e ho raggiunto il casolare dei nonni di Milena in campagna.
Non mi aspettava, perché non gli avevo annunciato la visita. È rimasta buoni trenta secondi senza pronunciar verbo.
« Con ciò che significa, non mi vuoi fare entrare?»
Solo dopo che glielo fatto rilevare si è resa conto ch'era imbambolata sulla soglia.
« Scusami »
Dopo il primo momento di smarrimento, si fa da parte per farmi entrare.
« Non è proprio tanto vecchio da quello che vedo, diciamo che è un bel rustico di campagna »
Faccio il giro per le stanze del piano terra per dargli tempo di riprendersi del tutto, non è che avevo molto da girare, uno primo vano con il camino, la cucina, il bagno una camera da letto. Il tutto entro cinquanta metri quadri, ah, sì, c’è anche una scala che porta su, lei m’informa, sopra ci sono altre due stanze e un bagno con ripostiglio.
« A quando vedo ti sei sistemata, è questo che ti ha indotta a chiedere il licenziamento? Ti ritiri a fare la contadinella?»
Intanto mi ero dimenticato di consegnare la scatola che avevo in una mano, perché nell'altra, avevo un mazzo di rose rosse. Non so perché le ho prese rosse, dopo riflettendoci mi sono ricordato che le rose rosse si offrano agli innamorati. Nel giro d’ispezione lei mi seguiva in silente e imbarazzata, come lo ero io in quel momento.
« Se sono per me quei fiori è giusto che me li offri »
« Che stupida, me n’ero quasi dimenticata, se per questo, anche i cioccolatini sono per te »
Dopo averglieli consegnato, lei si precipita a metterli in un vaso di vetro preso dalla grossa credenza. Passano buoni due minuti lei è ancora vicina al lavabo a sistemare i fiori nel vaso. Vedo che si pulisce il viso con il gomito della maglia. Qualche lacrimuccia di commozione?
Mi avvicino, la rigiro verso di me, non ho tempo di abbracciarla, che è lei a rifugiarsi tra le mie tette. Piange sul mio petto con lievi singulti, cerco di calmarla carezzando i capelli color miele, gli alzo il viso, la bocca imbronciata mi attira, questa volta sono io a baciarla, prima le lacrime che bagnano quel bel visino, poi la bocca. Il fremito di piacere ha percorso entrambi i nostri corpi.
Abbiamo parlato poco, c’era poco da dire. Siamo uscite a fare la spesa come una coppia qualsiasi al vicino paese. Ci siamo dilettate a cucinare, rassettare dopo cena. Entrambe aspettavamo con ansia metterci sotto le lenzuola.
La notte è stata bollente, ecco perché questa mattina ho avuto necessità di un po’ di aria fresca, mettere i piedi nel torrente gelato, ne avevo bisogno. 
Ora, dopo aver buttate vie, le vesti, sono di nuovo tra le sue braccia, a sbaciucchiarci come abbiamo fatto per quasi tutta la notte. Lei ha tenuto precisare, come me, fino a quella notte che ci baciammo per la prima volta, anche lei aveva preferito gli uomini, anche lei aspettava d’incontrare il “Principe Azzurro”. Quando disse che mi voleva bene era la verità, baciarmi gli venne naturale per mostrarmi tutto il suo affetto, il guaio è stato provare piacere nel farlo. Visto come sono andate le cose, alla fine ci siamo detti che non è colpa nostra se poi quello che arrivato è un“Principe Rosa”.
Come recita un vecchio proverbio: al cuore non si comanda! Aggiungo: non è solo il raziocinio a farci scegliere il proprio partner! È quel quid di piacere, al di fuori del comune raziocinio, che senti sulla tua pelle a contatto con un altro essere, sia esso uomo, che donna.
In fin dei conti, a pensarci bene, si può dire: l’amore non ha sesso! Non so chi la detto, ma sono pienamente d’accordo con lui!
Fine





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