L'ultima arrivata (1 )

Seduta su un grosso sasso con i piedi nudi nell'acqua e il mento sulle ginocchia, osservo l’acqua del ruscello scendere gorgogliante a valle. Non avrei mai pensato di trovarmi dove sono e con chi. Almeno queste erano le mie intenzioni.
Tutta la vita ho aspettato il mio principe azzurro. Per vent'anni ho avuto la sindrome del matrimonio perfetto. Fin dalla tenera età, ho giocato agli sposi con le bambole, la mia favola preferita è stata “La bella addormentata”, senza sminuire “Cenerentola”. Quanti buoni propositi!
Ora son qui a mirare ciottoli levigati da millenni di fruscio d’acqua. Mi chiedo se quel sasso laggiù, sì quello, proprio quello, con un po’ di muschio sopra, chissà quanta’acqua a visto passare sul suo dorso. E oggi, è ancora lì, silenzioso, inamovibile, forse si chiede: che hai da borbottare per così poco, sei giovane. Ne deve passare di acqua lungo l’arco della vita, prima che il muschio ricopra il tuo riposo eterno.
Gli rispondo: senti bel tomo, sarà pure cosa da niente per te, visto da quanto riposi, ma non lo è per me! Giacché non sono prossima al mio riposo eterno! Messo i puntini sugli... ritorno alle mie riflessioni.   


Un giorno, come tanti altri, litigavo con Massimo Bugatti, oddio, proprio litigare non direi, diciamo era una vivace conversazione? Lui dovrebbe essere, in verità lo è, il mio capoufficio. Il motivo del diverbio? È presto detto, ascoltate!
 Io- «L’hai fatto a posta a passare a me la pratica di quel malato di cervello, vecchio, bavoso e rattuso.»
 Lui-«Femia, è una polizza come le altre, trattala con distacco come hai sempre fatto finora.»
Sì, mi chiamo Eufemia Grassotta, ma non lo fate sapere in giro, vi prego! 
Lui ancora- «Quella è’ una parte del corpo come lo sono tante altre, braccia, gambe, dita, orecchie, capelli……»
Io- «Non dire altro, ho capito, comunque insisto, dalla qualcun altro “la pratica”, quel porco mette troppa enfasi nel dire, cazzo, vedessi lo sguardo che fa.»
Lui- «Non posso, lo data già a te, gli altri lo sanno, se vedono che la ritiro per darla a uno di loro,” penseranno”chi sa che cosa, e tu, non vuoi questo, vero?
Io « Cos'è, un ricatto questo Massimo »
Lui « Ma che ricatto, e ricatto! Hai trenta anni, Femia, ti scandalizza ancora sentire la parola cazzo, fica, zinne? Fregatene, come guarda tra le tue gambe.»
Ha questo punto, come il cacio sui maccheroni entra lei, l’ultima arrivata,si, insomma, la novellina fresca d’impiego di appena dieci giorni, non ancora ricevuto il primo stipendio.
« Eccoti qua, proprio te cercavamo, vero       
Lui mi guarda, io di rimando gli faccio l’occhiolino, quello che si fa quando l’altro deve accondiscendere a quello che fa l’occhiolino: ha capito.
« E’ vero Milena, Femia ed io, cercavamo proprio te. Comunque sarà lei a delucidarti sulla nuova pratica, vero Femia? »
« Si, certo, nulla incontrario, anzi sarò felicissima d’aiutare la nostra cara Milena »
Massimo porge la cartella con la pratica alla sottoscritta, accompagnato con un’occhiataccia di quelle brutte, quella che vogliono dire: hai fatto la furba, ora vedi di istruirla bene, perché se va a puttana il cliente, sono cazzi tuoi, hai capito?
Gli faccio un sorriso da ventiquattro carati, che vuol dire: non preoccuparti, caruccio, so quello che faccio!
Tutto questo casino perché uno stronzo di cliente vuole assicurarsi il “pene”, si quello, il cazzo....... Segue





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