L'AUTOSTOPPISTA (5 )





  È ancora pensieroso nei pressi della piazzola di sosta quando una vecchia Panda si ferma al suo fianco. Il finestrino si abbassa cigolando per lo sforzo. Fa capolino una testa bianca di una vecchietta, e una vocina senza nessuna flessione dialettale gli chiede:

  «Tutto bene giovanotto? Serve un passaggio?»

  Le fa eco il guidatore, un anziano signore, probabilmente il marito, allungatosi nel frattempo fino al finestrino del passeggero.

  «Sì grazie, l’accetto volentieri.» 

  «Noi andiamo a Civitavecchia, se la sua meta è sulla nostra strada, salga pure.»

  Leo sorride.

  «È appunto Civitavecchia la mia meta, sarò felice di fare con voi il  resto del viaggio.»

  Leo si accomoda sul sedile posteriore, dire accomodarsi è un eufemismo, lui è quasi uno è novanta, trovare dove mettere le gambe nel lato posteriore di una Panda è gioco da contorsionista. Il vecchietto sorride.

  «Mi dispiace, non possiamo permetterci un’auto più comoda.»

  «Non si preoccupi, non è la prima volta, sono stato in situazioni molto peggiori.»

  «Cos’ha di buono da fare a Civitavecchia, perché lei non è di quella città, vero?»

  Il vecchietto non aspetta la risposta che già attacca a dare spiegazioni.

  «Noi, io e mia moglie Rosa, a proposito io sono Attilio Restucci, la signora al mio fianco è mia moglie Rosa, già ho detto come si chiama, vero? Noi, dicevo, andiamo in Sardegna, precisamente a Santa Teresa di Gallura.»

  Prima che il vecchio possa continuare, Leo si presenta a sua volta.

  «Sono Leonardo Citteri e vado a Berna a trovare la mia famiglia.»

  «Va a piedi a Berna? Perché, poi, dice d’andare a trovare, anziché tornare in famiglia?»

  «Scusi signor Restucci, vorrei ricordarle che lei è ancora fermo sulla piazzola, rischia di beccarsi una multa se passa la stradale.»

  Il vecchietto solo allora si rende conto che è fermo, borbottando qualcosa d’incomprensibile mette in moto la vecchia Panda.

  «La freccia, Attilio, metti la freccia prima di partire, sempre il solito sbadato!»

  «Sa signora che ha un bel nome lei? È da molto tempo che non lo sentivo pronunciare, anche mia nonna si chiamava Rosa.»

  «Giovanotto, non ha risposto alla mia domanda, è divorziato per caso?»

  «Sì, vado da mia figlia che vive e lavora a Berna.»

  «Allora è vedovo, poverino.»

  La signora Rosa si è commossa.

  «No signora, non sono vedovo, ho divorziato. Io vivo e lavoro in Sicilia, mia moglie è tornata in Inghilterra, il suo paese, mia figlia lavora a Berna dove si è sposata e ha avuto una coppia di gemelli.»

  «Non si direbbe già nonno lei, è così giovane.»

  «Ho quarantacinque anni, mia figlia è nata quando io, con mia moglie, frequentavo ancora l’università, la stessa cosa è capitata anche a mia figlia.»

  Pochi secondi di assoluto silenzio, poi la vecchia sbotta.

  «Allora il vostro è un vizio di famiglia, quello di aver figli prima di sposarsi!»

  «Le giuro signora che non è così, ho altri cinque fratelli e a nessuno di loro è successo lo stesso.»

  «Del resto, a uno strano come lei, che va a piedi in Svizzera, è il meno che possa capitare. Non ha un lavoro che le permette di prendere il treno o l’aereo?»

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