L'AUTOSTOPPISTA (2)




  L’autista rimane alcuni secondi in silenzio, fissando meditabondo l’autostrada, poi si gira verso l’autostoppista.

  «Ha ragione, sarebbe proprio bello se delle cose buone ne facessimo abitudine, è un piacere conversare con lei signor…»

  «Leonardo, Leo per gli amici.»

  «Signor Leo, sono in prossimità del mio paese, devo entrare in centro, è stato un piacere averla conosciuta, le auguro trovi qualcuno che le dia un passaggio fino in Svizzera.»

  «Le sembrerà strano, ma non ho nessuna fretta di arrivare. Vede, ho da spendere del tempo a mia disposizione, e come impiegarlo al meglio, se non in qualcosa che mi piace? Se, come lei mi augura, trovassi un passaggio fino alla meta, conoscerei solo questo soggetto, e se poi mi risultasse antipatico, immagini che viaggio infernale farei. La ringrazio comunque, e spero di incontrarla ancora, un giorno.»

  L’autista, appena ripartito, tra sé rimugina: “che tipi strani che s’incontrano, però non ha tutti i torti a pensarci bene.”

  Leo vede il mezzo allontanarsi verso il paese indicato dalla freccia, rimette lo zaino sulle spalle e riprende, con il solito passo, la marcia verso nord.

  Sorride mentre cammina, e spera di incontrare un altro soggetto simpatico quanto quell’Antonio.

  Dopo due ore, decide di fermarsi per la notte al prossimo paese, Palmi, e non ha bisogno di nessuna cartina topografica per vedere quanto manca. Oramai conosce a memorie tutte le tappe che negli ultimi anni ha percorso.

  Partito da Catania la mattina presto, si considera soddisfatto di aver fatto più di duecento chilometri. Sente un veicolo avvicinarsi: è una Mercedes di grossa cilindrata, si gira per accertarsene, è proprio lei, alla guida c’è una donna. Leo non alza il braccio, guarda il veicolo arrivare. Non chiede passaggi a chi è restio, figurarsi a una donna.

  L’auto gli  passa accanto, come se non l’avesse notato, poi, dopo duecento metri, frena bruscamente, innesta la retromarcia, gli si accosta, il finestrino s’abbassa, la donna si protrae verso l’esterno. Potrebbe avere dai trenta ai cinquant’anni. Una volta s’indovinava facilmente l’età delle donne, oggi invece, a causa dell’evoluzione della cosmesi, è difficile avvicinarsi alla verità.

  «È in difficoltà? Dov’è che va? Ha bisogno di un passaggio?»

  Per le donne, la curiosità viene prima di tutto.

  «Se non le arreco troppo disturbo, direi proprio di sì.»

  «Salga. Dove la lascio?»

  «Non voglio sembrarle scortese, rispondendo con una domanda, mi dica lei dove arriva.»

  «Spero di non aver dato un passaggio ad un fuggiasco.»

  «Mi scusi, non volevo essere misterioso. Vado in Svizzera, a Berna per la precisione. Sono Leonardo Citteri, ingegnere informatico, lavoro a Catania, che non è la mia città natale, sono nato e cresciuto in provincia di Firenze.»

  «Che ci fa un ingegnere nato a Firenze, che lavora a Catania, in mezzo a una strada diretto in Svizzera?»

  «Vado a Berna a far visita a mia figlia e alle mie nipotine; per me è il modo migliore di spendere le sudate ferie.»

  La donna si tranquillizza, la curiosità femminile è placata.

  Ad osservarla ha più di quarant’anni, portati magnificamente bene, anche se in questo momento ha la fronte corrucciata.

  «Deve essere molto gravoso.»

  «Cos’è gravoso?»

  «Il suo cruccio.»

  «Perché pensa che abbia un cruccio per di più gravoso?»

  «Perché ha dato un passaggio ad un perfetto sconosciuto, cosa che non farebbe mai in altre situazioni.»
(SEGUE)

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