L'AUTOSTOPPISTA (10)




hanno sofferto poco le asperità della vita. Conoscono bene questo furgone, la ditta è Svizzera ed è nota a tutti. Passo quasi tutte le settimane la frontiera per venire a Bologna, o a Milano, per portare o prendere merce, come in questo caso, pezzi utili per il lavoro; loro ficcano sempre il naso dentro il furgone, le assicuro che lo fanno per pura formalità, in realtà non controllano niente.»  

  Il viaggio fino a Berna scorre veloce e silenzioso fino a quando Bruno chiede a Leo dove lo deve lasciare.

  «Alla fine di questa strada, a mia figlia piacciono molti i fiori ed io non arrivo mai a mani vuote.»

  Leo scende dal furgone e saluta tutti. C’è un fioraio nelle vicinanze, prende dei fiori e si rimette in cammino.

  Il luogo dove finisce il suo viaggio, come tutta la Svizzera, è pulito, lindo e preciso.

  L’autostoppista è arrivato, ad attenderlo non c’è la figlia con le nipotine. Si avvia con passo greve tra tombe e piccole cappelle, fino a fermarsi davanti ad una di essa, la tomba dove, da tre anni, un fioraio di fiducia ripone fiori freschi ogni settimana. Sul loculo una frase: “Mai fiore appassirà ai vostri piedi”.

  «Ciao Sissi, come vedi sono qui sano e salvo, così la smetterai di preoccuparti per tuo padre. Ti ho portato qualcosa che ti piacerà sicuramente, come sicuramente avranno piacere le bambine per i nuovi videogiochi.»

  L’autostoppista continua a parlare con la figlia che non c’è più, a raccontarle, minuziosamente, le vicissitudini del suo viaggio, le persone incontrate, le storie personali. Da tre anni, tutto si ripete.

  Sissi e le due gemelle ogni estate passavano le vacanze a casa del “Papone”, così lei lo chiamava. Da tre anni lui sale su a Berna per trascorrere le ferie con la figlia, fa l’autostop per rendere più lungo il viaggio, non ha premura d’arrivare, l’attesa acutizza l’angoscia, il senso di colpa, la sua è anche una punizione. Pensa sempre che se non avesse intrapreso il viaggio per andare da lui, sua figlia non sarebbe morta. Viaggiare a piedi tiene lontana la realtà in cui la sua famiglia non c’è più. Persiste nelle orecchie il dolce suono delle voci delle bambine, quel modo ridente di Sissi d’esprimersi, quella sua continua solare ironia.

  Quel giorno, Leonardo Citteri aspettava all’aeroporto di Roma sua figlia e le bambine: avrebbero preso insieme l’aereo per raggiungere l’isola. Loro dovevano raggiungerlo in taxi. Il taxi non arrivò mai. Sulla tangenziale un grave incidente coinvolse diverse auto ed autocarri, ci furono molti feriti, qualcuno morì, tra questi Sissi e le sue bimbe.

  Il viaggio da Catania a Berna tiene in vita il passato e il presente, al futuro Leonardo non ci pensa.

 

FINE

 

 

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