LA DONNA DEI SOGNI (11)




Umberto

 

Il mio sogno ricorrente è orribile, in verità ce ne sono due. Il primo è che sogno spesso di cadere da un palazzo o da qualsiasi altra altura, la caduta è lunga, piena di sofferenze e di paura, aspetto d’impattare la terra, ciò non avviene perché mi sveglio di soprassalto madido di sudore e di paura. L’altro è quasi simile al primo, qualcuno cerca di soffocarmi, cerco di liberarmi dalla stretta ma non ci riesco. Oppure sono sott’acqua, annaspo per riemergere, per prendere aria, alzo la testa, vedo il chiarore sopra di me, la superficie non è irraggiungibile, ma per quanti sforzi faccia non riesco a raggiungerla, la mancanza d’aria è insostenibile, sento i polmoni scoppiare. Mi sveglio di soprassalto respirando a bocca aperta per aspirare quanta più aria possibile.

Un altro sogno che spesso faccio: corro lungo un viale senza fine, sento qualcuno che mi rincorre, non mi volto a guardare, ho paura di vedere chi è, non farmi raggiungere è l’unico obbiettivo.

So che queste sono paure che mi porto dietro da quando ero bambino. Le prime volte ho riferito ai miei genitori quello che sognavo, con la speranza di un loro aiuto. La risposta è stata semplice: “tutti facciamo brutti sogni figliolo, vedrai che con il tempo passerà”. Ecco, la mia speranza è riposta nel tempo.

 

Milano, 20/11/2011  Umberto Casella
 
 
Benny
 Sono con mio padre, lui mi tiene per mano, siamo alle pendici di un monte alquanto ripido, lui mi invoglia a salire tirandomi dolcemente per la mano, io continuo a ripetere che non ce la faccio, è troppo ripida la salita. Lui insiste, immusonita mi lascio portare. Saliamo, saliamo, saliamo, ma la vetta non la raggiungiamo mai. Comincio a piangere e chiedere di volere la mamma, lui mi rassicura una volta su troveremo mamma.
La salita comincia essere scivolosa anche per mio padre, nonostante gli sforzi che fa, non andiamo avanti. Io piango disperatamente urlando: VOGLIO MAMMA. Mi sveglio che tremo tutta. Mia madre non c’è più da molti anni, quasi non la ricordo, papà è al lavoro. Mi alzo, faccio colazione, mi preparo per venire a scuola. La mia ancora di salvezza!  
 
Milano, 20 11 2011
                              Benedetta Parodi



Mario

 

Ieri mi è stato consigliato di leggere qualcosa, con la speranza che possa servire a farti tornare fra noi. Ho scelto, come altri, il tema.

Spero che un giorno, svegliandoti, tu possa spiegare queste mie paure.

Il sogno più ricorrente è questo: sono alla guida di una macchina, sono solo. Non sarebbe una cosa strana, se avessi un auto. Io, invece, non posseggo auto, non ho la patente, e non ho guidato mai un’auto. Poi sono alla guida senza vedere la strada, il parabrezza ed i finestrini dell’auto sono appannati ed io mi sforzo di pulirli inutilmente. La macchina sbanda, gira, non sento mai l’impatto che possa fermare questa paurosa corsa. La paura di andare a sbattere contro un muro o che possa investire qualcuno mi attanaglia lo stomaco. Non è da molto che faccio questo sogno, credo di averlo fatto almeno sette, otto volte. La spiegazione che mi sono dato, la più plausibile, è questa: aspetto con ansia i diciotto anni per prendere la patente di guida.

 

Milano 20/11/2011  Mario Gigli

 


P.S. Questo è il tema. Mi rimane altro tempo, nel frattempo leggerò il giornale, le ultime notizie d’oggi sono uguale a quelle di ieri, è per questo che mio padre mi ha dato il giornale già letto. Non credo, però, che tu possa, nello stato cui ti trovi, notare la differenza. Se lo fai, sei a un passo dallo svegliarti dal buio in cui ti trova, potrebbe essere questo il pizzicotto che serve a riportarti in classe!

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                                   Massimo Servillo

Massimo continua a girare la testa fra, Effen, stesa nuda sul letto, e l’esterno, ne l’uno ne l’altro riconosce suo. Continua a chiedersi se quello che sta vivendo, nel caso non fosse morto, è ancora un sogno. Non ha la cognizione del tempo, non sa da quando dorme, se è vero che sta dormendo, né quando si sveglierà, se mai si sveglierà.

Il suo pensiero va ai ragazzi che l’aspettano in classe, doveva leggere i temi dei loro sogni, chissà cosa hanno scritto, lì leggerà mai?

Anche lui, ora, sta vivendo un brutto sogno, si chiede: lo potrò mai raccontare? Una voce non udibile,gli suggerisce:continua, continua a chiedertelo Massimo, e chissà che un giorno potrai raccontarlo ai tuoi alunni!   


                                                             FINE

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