LA DONNA DEI SOGNI (10)





                            

Tommaso (detto Tommy)

 

Sogno spesso di volare, è questo il mio sogno ricorrente. Volo per brevi spazi di tempo, fino a quando sento venir meno le forze. In questi voli osservo, guardo, spio tutto quello che succede nelle case che mi circondano. A volte mi esibisco per amici e parenti facendoli rimanere a bocca aperta. Un altro sogno ricorrente è quello di scivolare sui gradini di casa: non scendo le scale, ci scivolo sopra come se fossi sulla neve, forse è da collegarlo al fatto che mi piace sciare?

Un altro sogno ricorrente lo trascorro con una ragazza che mi piace un sacco, non faccio nomi né dico cosa faccio, perché lei la conosce e non vorrei creare imbarazzo. Un altro, è quello di ballare in una discoteca fantastica: sono al centro della sala, tutto intorno ci sono tante belle ragazze, i ragazzi mi spronano battendo le mani a tempo di musica, il ritmo incalza, il frastuono del battimano pure, ad un certo punto tra me e la musica non ci sono rumori, sono solo io e la musica, non ho altro da fare che sballarmi del suono fino a sfinirmi.

 

Milano, 20/11/2011  Tommaso Dalterio

 

P.S. Prof. non puoi andartene così, noi ragazzi abbiamo ancora bisogno di te, io più degli altri. La tua innocenza mi ha disarmato, non sapevo che ci fossero persone come te. Ti racconterò un aneddoto che ti farà capire perché ho bisogno che tu ci sia ancora.
L’ultima mia assenza a scuola non è stata per il motivo riportato sul libretto delle giustificazioni. In verità, quel giorno ho rubato il tuo motorino. Sì, mentre tu facevi lezione io ho rubato il motorino. Quel giorno avevo litigato con mio padre, ero infuriato contro tutto e tutti. Arrivato sotto la scuola, vidi in bella mostra il tuo motorino. Ho notato il lucchetto di sicurezza, nonostante t’avessi fatto vedere che era un’inutile difesa. Rubarlo fu facile, non mi fu facile invece contenere il rimorso. Era come se avessi tolto un giocattolo dalle mani di un bambino. Ho tentato anche di venderlo, per procurarmi qualche soldo, ero al verde, uno dei motivi per cui avevo litigato con i miei era proprio questa mancanza di soldi. Dopo aver scorrazzato un po’ in giro, sbollita la rabbia, il rimorso ha avuto il sopravvento: non potevo farti torto, non lo meritavi. Quel giorno ho capito molte di quelle cose che, spesso, giudicavo insulse e stupide. Ecco perché all’uscita di scuola hai ritrovato il motorino al solito posto.
Come vedi ho molto ancora da imparare, e questo non potrò farlo senza il mio professore.
Ora ti saluto, sta venendo qualcuno a darmi il cambio, ciao prof. 
(SEGUE)

Commenti

Post popolari in questo blog

Chi vuol esser lieto, sia, del doman non c'è certezza!

HOMO CALLIDUS (1)