STORIE DI CANI


                             Non tutto si può spiegare

Tutte le mattine Lorenzo apre la saracinesca del negozio di giocattoli, gesto che ripete quattro volte al giorno. Come tutti i giorni saluta l’amico barista, e la signora della camiceria, gestori dei negozi ai lati del suo, per finire, il portiere Giuseppe, con l’eterna scopa in mano, a pulire l’atrio del palazzo, non dimentica volgere uno sguardo di fronte, verso quello che la gente chiama parco comunale, chiamarlo parco è un eufemismo, gli amministratori della città hanno pensato bene di utilizzare, il centro della grande piazza che c’era prima, in un piccolo giardinetto di quartiere. I ragazzi, le mamme, con bambini, sono i veri frequentatori del giardinetto. Tutte le mattino, poco alla volta, convergono ai giardini, madre, bambinaie, studenti, che hanno marinato la scuola, qualche sfaccendato garzone di bottega, pronto a cogliere dell'occasione per giocare con gli altri ragazzi, il solito spazzino del comune a raccattar carte e rifiuti vari. Più di una volta qualche spacciatore aveva tentato elevarla a zona per i suoi loschi traffici, era stato immediatamente cacciato dalla furia delle mamme. Poi c’era lui, il cane. Difficile scoprirne la provenienza, la razza, di sicuro un bastardo, taglia media, pelo corto di vari colori.
Lorenzo trova il cane, ogni mattina, con il sole o pioggia, allo stesso posto, sotto la panchina eletta a cuccia preferita, è il primo ad arrivare al piccolo parco comunale, poi il turno dello spazzino, via, via, tutti gli altri. Lui, il cane, non lo sapeva, era oggetto,,fra i negozianti, di molte discussioni, e curiosità, tutti si chiedevano la provenienza. Che non aveva padrone era chiaro, nessuno mai lo aveva reclamato. Le madri all’inizio diffidavano, cercavano di non fare avvicinare troppo i bambini al cane, invece lui alla loro vista si sveglia dall'apatica sonnolenza, tutto allegro gironzola tra le loro gambe scodinzolando felice. S'intrufola fra i ragazzi per giocare con loro, senza disdegnare i bambini. Non conoscendo il nome, del piccolo bastardo, lo chiamano semplicemente per quel che è, “cane”, vieni qua, bello lascia la palla, lui accenna qualche scodinzolio di riconoscenza poi fa quello che gli è stato ordinato, nell'ora di maggior affluenza gironzola dall'uno all’altro come una trottola..........
(seguirà nel prossimo spot)
  

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