STORIA DI CANI 2
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cercarlo.
Non conoscendo il nome del piccolo bastardo, lo chiamano semplicemente per quel
che è, “cane”, vieni qua, bello lascia la palla, lui scodinzola felice di riconoscenza poi fa quello che gli è stato ordinato, nell'ora di maggior affluenza gironzola, fra i presenti, dall'uno all’altro come una trottola. Sempre scodinzolante, pronto a raccogliere briciole di pane, qualche
goccia di latte fuoriuscita dai biberon, non manca chi, finito la merenda, gli butta l’ultimo boccone. Qualche mamma, vecchia frequentatrice del
giardinetto, hanno l’abitudine, conoscendolo, portargli l’avanzo della
cena della sera prima, dopo lasciano che il bambino gioca con lui, senza
perderlo mai di vista. I ragazzi per ammazzare il tempo organizzano qualche
partitina di pallone nel poco spazio che hanno a loro disposizione. Lui, il
cane, partecipa rincorrente la palla tra le gambe dei ragazzi, mentre questi
cercano di non fargliela prendere passandosi la palla dall'uno all’altro con
piccoli passaggi.
Verso
mezzogiorno il giardinetto si sfolla un poco alla volta, si svuota dei
protagonisti, solo allora il cane torna sotto la panchina a sonnecchiare. Nel
pomeriggio il giardinetto è il ritrovo di qualche coppietta d’innamorati, si scambiano
effusioni, carezze, baci, lui, il cane, guarda con noiosa indifferenza le moine
degli innamorati, sa che quelli non hanno nessuna voglia d'essere disturbati,
non hanno bocconi d’avanzo per lui, si cibano del loro amore.
Allo
scoccare delle otto di sera, Lorenzo si accinge a tirare giù la serrante, solo
allora il cane viene fuori da sotto la panchina, e piano, piano, s’incammina
verso il centro della città. Lorenzo lo guarda allontanarsi. Non manca
chiedersi: ma dove andrà mai. Perché,
aspetta, proprio le otto di sera, per andar via? Più di una volta questa domanda
è stata causa d’argomentazione tra lui ed entrambi i vicini di bottega, il
barista e la camiciaia. Ognuno di loro ha.......................
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