LO SPECCHIO MAGICO


C’era una volta, non molto tempo fa, in un paese non molto lontano, il popolo eleggeva ogni cinque anni il suo Re. Questo accadeva prima che fosse eletto Silvio I, un uomo molto ricco di sé, e di soldi, il suo potere economico si estendeva per tutto il Paese. Stufo di concorrere ogni cinque anni, fece arrivare a corte gli azzeccagarbugli migliori del Paese, disse loro di trovare un sistema come sbaragliare gli avversari e permettesse di vincere sempre lui.
Li chiusi in una stanza senza viveri né acqua con il solo compito di trovare un sistema per farsi eleggere automaticamente ad ogni elezione.
Dopo che molto di loro rifiutarono l’incarico, dopo breve periodo di segregazione, alcuni arrivarono sfiniti, sull’orlo della sopravivenza, fino il giorno che venne l’idea l’ultimo azzeccagarbugli superstite.
Subito si presento a corte e spiegò la sua idea al Sovrano Silvio I.
- Sire voi avete in dotazione lo specchio magico donatovi da Bettino I, il quale riflette tutte le immagini che desiderate, potreste produrre tanti specchi magici, collegarli al vostro in modo che,  in tutte le abitazione del Paese, si rifletterà quello che voi volete, cioè, quello che loro desiderano vedere. Non avreste nessun concorrente, vi assicurereste di regnare in eterno, anche oltre, se il popolo resterà ignorante di sapere.
L’idea piacque a Silvio I, subito la mise in atto.
Fu così che arrivò a regnare per tre elezioni ad ogn’una si faceva eleggere con numero progressivo, assicurava che sarebbe arrivato fino a Silvio decimo. Attualmente con tutti i mezzucci avuto a disposizione dagli azzeccagarbugli è arrivato a Silvio III. In questi anni le cose non sono andate come lui desiderava. Lui non si rese conto che lo specchio magico rifletteva anche quello che lui faceva nel suo castello, le cene con mille invitati, orge con quaranta cortigiane, sberleffi per tutti, compreso anche il suo popolo. Le cose non andavano come lui voleva, nonostante lo specchio magico riflettesse tutto quello che lui pensava che la gente volesse, non è riuscito a far rimanere il popolo nell’ignoranza.
Dalle finestre delle case cominciarono, piano, piano, uno per volta, volare via gli specchi magici che i suoi azzeccagarbugli avevano fatto istallare in tutte le case del Paese. Visto come andavano le cose, anche loro uno per volta lasciarono il castello di Silvio III, per trovar miglior lavoro primo che la barca andasse a picco. Oggi vive chiuso nel suo castello, vecchio e decrepito, davanti allo specchio magico che gli riflette l’immagine che lui vuole, quella di quando aveva trent’anni, navigava spensierato sulle navi di lusso, intorno a lui uno stuolo di belle ragazze.
  

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