Cap.1


ANCHE ALL’INFERNO PUOI INCONTRARE UN BUON DIAVOLO


Nella casa di Giorgio Costa, la moglie Anna si stiracchia, cerca di sciogliere i muscoli dormienti, fa leva sul braccio sinistro, mette le gambe fuori delle coperte, portando i piedi a terra si trova seduta ai bordi del letto, dove le vecchie ciabatte l’aspettano, con un sospiro di chi sa cosa l’aspetta, da il via ad un altro giorno. Martedì 22 aprile ore 7,30

Giorgio e i suoi due figli dormono ancora, lui non ha fretta meno i ragazzi, il marito è un professionista, c’è chi la mattina apre il suo ufficio, i figlioli frequentano entrambi l’università, hanno orari molto labili. Mentre esce dalla camera da un ultimo sguardo al marito, sta sorridente, forse sta sognando qualcosa di piacevole, Anna non si sbaglia, il marito sogna.

Giorgio ha davanti a se una fugace ombra di un uomo che poi s’intravede il suo cane, un vecchio bastardo morto l’anno scorso.
- Ciao Giorgio, ti trovo bene.
- Ciao Pippo da quello che vedo stai bene anche tu, sbaglio o eri in compagnia? Ho intravisto un uomo insieme a te.
- No papà, ti posso chiamare così vero?
- Certo che puoi, dopo quindici anni passato in famiglia eri un membro in tutti gli effetti ed affetto. Ricordo come se fosse ora, il giorno che ti vidi in quella cesta insieme ai tuoi fratellini, facevate capriole mordicchiandovi la coda e le orecchie, mi avvicinai alla vetrina del negozio affascinato dal vostro giocoso rincorrervi l’uno con l’altro, tu ti staccassi dal gruppo t’alzassi sulle due zampette appoggiate alla cesta scodinzolando e abbaiando mi guardavi come se avessi voluto dirmi: perché non mi prendi con te? È quello feci, a casa sentire le urla di gioia dei miei figli, pensai di aver fatto la cosa giusta, ti posso assicurare che non mi hai fatto pentire.
- Si era proprio quello che dicevo, prendimi con te. Tornando a prima, per quell’ombra che hai visto non era un uomo ero io, ti spiego, lassù siamo tutti uguali non ci sono differenze di specie, di sesso, e anche di vegetali, è qui sulla terra che ci differenziamo, per rendere la vita più movimentata e variegata, una volta morti torniamo ad essere delle anime che non hanno corpo perché l’abbiamo lasciato quaggiù.

- Come ti trovi da queste parti.
- Sono in missione.
- In missione? Che dici, quale missione puoi fare se sei solo un sogno, perché dovresti portare a termine questo compito poi?
- Siamo anime che vogliono ritornare sulla terra sotto altre spoglie, per ottenere questo nostro desiderio dobbiamo guadagnarcelo facendo delle buone azione, raggiunto un certo numero ci premiano con il ritorno sulla terra. Ora sta attento a quello che dico e cerca, un volta sveglio, di non dimenticartene ne va della tua felicità.
- Non potresti essere più chiaro, perché questo mistero.
- Non mi è consentito, perché io sono portatore solo di quello che ti dirò tra breve e null’altro.Ora che ti svegli guarda l’orologio, le lancette sono ferme sulle sette trenta, è un segnale che vuol affermare che quello riferitoti non è solo un sogno. Questa mattina per andare in ufficio non percorrere la stessa strada di tutti i giorni, lo so che perderai del tempo, ma tu fai come ti ho consigliato, la risposta l’avrai questa sera quando sentirai il telegiornale. Questo è tutto, attieniti a quello che ho detto e tutto andrà bene, ora devo salutarti, ciao papà.

Giorgio apre gli occhi, pensa, guarda che mi vo sognando, lo devo raccontare ad Anna, si gira verso il comodino dove fa bella mostra di se la sveglia, le lancette sono ferme sulle sette e trenta, allunga la mano verso la sveglia se la porta all’orecchio, è ferma, prende il cellulare, sempre sul comodino, per controllare l’ora, porta le sette e quarantacinque, con ciò s’assicura che la sveglia ha funzionata fino alle sette e trenta.
Scodinzolando la testa si dirige verso il bagno, pensava a Pippo e a quello che aveva detto. Perché contraddirlo, il tragitto è un po’ più lungo ma non complica le mie cose. Era questo che in quel momento pensava Giorgio.

- Ciao Mamma, uhm, che buon odore di caffè.
- Non mi dirai che è stato il caffè a svegliarti, sono appena le otto dove vai di buon’ora, cosa ci fanno tanti dipendenti se poi sei tu quello che deve, per mancanza di personale responsabile, aprire l’ufficio.
- Mamma tu lo sai, come versa un vecchio detto: chi fa da sé fa per tre.
- Se hai tanta fretta e meglio che ti sbrighi, prima che si alzino i ragazzi, non ti lamentare poi se occupano i due bagni.
Giorgio sa a cosa si riferisce Anna, se i ragazzi entrano in bagno può dire addio alle nove in ufficio. Pensando a ciò, beve il suo caffè corre in bagno per la doccia e la barba.

In macchina mentre è in viaggio verso l’ufficio si ricorda di non aver raccontato ad Anna del sogno. Ormai e troppo tardi.
La stessa cosa gli sovviene quando un cane gli attraversa la strada, anche quello si ricorda di non averlo detto ad Anna, di non aver riferito del sogno, nella fretta si era dimenticato, come si era dimenticato di cambiar strada, furono le ultime cose che la mente ricordò, in quell’istante un Tir che viaggiava sulla corsia alla sua sinistra, perse il controllo, attraverso il guardrail divisorio ed irruppe nella sua corsia mentre sopraggiungeva lui, l’urto fu inevitabile, l’auto si accartoccio un solo ammasso di lamiera, per Giorgio non ci
scampo.

Pippo e fermo d’avanti a Lui, il capo chino, come chi sa di aver fatto un mancanza ed è pronto a meritarsi il castigo.
- Mi dispiace ma non puoi entrare, sei venuto meno al tuo mandato, per colpa tua oltre a tuo padre moriranno altri innocenti, perché il Tir doveva investire l’auto che seguiva Giorgio, alla guida c’era un criminale che in futuro sterminerà un’intera famiglia di innocenti. Non puoi accedere ai livelli alti, il tuo posto agli inferi, devi scendere giù, molto giù.
Il povero Pippo con la coda tra le gambe si avvia a scendere.

La discesa non finiva mai, ad ogn’uno che chiedeva, gli indicavano la discesa sempre più giù. Arrivato che fu, non c’erano più scale o via da percorrere, si fermò d’avanti ad un ufficio dove la scritta segnalava: Ufficio di Smistamento, Pippo molto timoroso entrò, un lungo banco divideva chi aspettava e chi serviva, lui si mise in fila aspettando il suo turno, che non tardò a venire.

- Ah eccoti l’incapace!
Pippo si chiese come facevano a sapere del suo insuccesso.
- Mi hanno detto di presentarmi a voi, cosa devo fare?
- Dopo la cavolata che hai fatto cosa vuoi fare ancora.
- Non è stato colpa mia glielo posso assicurare.
- La frittata l’hai fatta, ora dovrai marcire per l’eternità tra le fiamme.
- Come posso scampare da questo castigo c’è una possibilità?
- Una possibilità ci sarebbe.
- Me la dia, vedrà che non se ne pentirà.
- Accetto la sfida, bada bene a quello che fai, il castigo sarà maggiore dieci volte più di adesso.
- Che cosa devo fare per non meritare tanto castigo?
- Ritornerai sulla terra, alla stessa casa, dirai ai due ragazzi di fare lo stesso tragitto fatto dal padre.

Il povero Pippo non sapeva che pesci pigliare, una cosa era certo di sapere, doveva fare qualcosa per aiutare i suoi due ragazzi e Giorgio, l’unico modo che aveva era quello di avvisarli cosa tramavano contro di loro, perché se non sarà lui, manderanno qualcun’altro a tendere il tranello.

- Accetto l’incarico, vedrà che non si pentirà.
- Ok, fanfarone vai all’ufficio lasciapassare fatti dare un passy per la terra di dodici ore, ci vediamo al ritorno.
Il mite Pippo con la coda tra le gambe si avviò a quest’ufficio, distratto e soprapensiero non s’accorge che l’addetto al banco lo guarda con simpatia.
- Ciao fratello mio.
Con sua grande sorpresa chi ha incontrato? Uno dei suoi cinque fratelli addetto ai passy per la terra.
- Fratello cosa ci fai qui, dopo tanti anni incontrarci all’inferno, mai mi sarei aspettato di incontrarti qui, posso fare qualcosa per te.
Pippo gli spiego tutta la storia, il fratello dondolava la testa come volesse dire: poveraccio trovarsi all’inferno senza colpa.
- Ascoltami, ci tieni molto per quella gente?
- Certo che ci tengo, dopo aver lasciato voi ch'eravate miei fratelli, sono stato loro la mia famiglia, darei la mia vita per loro una seconda volta.
- Io sono confinato qui perché nella mia vita ho combinato solo guai, ho fatto il randagio per tutta l’esistenza, per una volta voglio fare qualcosa di buono per mio fratello in disgrazia. Dimmi quanto è successo il fallimento della prima missione.
Pippo gli riferì la data.
- Bene, ora ti farò il passy per quel giorno e per quell’ora, riferirai ai ragazzi quello che avevi riferito al padre, con la speranza che loro ti diano ascolto, solo che questa volta dovrai svegliare i ragazzi prima del padre e fargli prendere l’auto del genitore, in modo che lui non possa andare al lavoro, hai capito bene?
- Fratello cosa succederà a te dopo che mi hai aiutato.
- Chi se né frega a questo punto, potrai sempre dire: anche all’inferno puoi incontrare un buon diavolo, ora vai, cerca tu di approdare in lidi migliori.
- Grazie fratello, spero che lassù qualcuno t’ascolti.

Pippo è di nuovo in casa Costa.
- Ciao Luca fratello mio come stai,
- Io bene, ma tu chi sei?
- Aspetta un secondo e mi vedrai com’ero, ora mi vedi?
- Pippo! Che gioia vederti, sei uguale come ti ricordavo,
- Sai lassù non abbiamo come cambiare, l’anima non invecchia mai.
- Sarà felice Sandro quando gli racconterò di te, come mai ci hai messo un anno per venirci a trovarci.
- Raccontartelo andrei per le lunghe ed ora non posso, sono in missione speciale per voi due, ora ascoltami bene e una volta sveglio ricordati quello che ti dirò ora. Questa mattina tu e tuo fratello Sandro andrete all’università prima che tuo padre esca di casa, prenderai la sua auto perché non potete usare la moto, pioverà a dirotto, ora che ti sveglierai guarda l’orologio le lancette saranno ferme sulle 7,30 e 10 secondi, questo ti dovrebbe farti capire che non è solo un sogno, ora ti devo lasciare, ciao.

Luca apre gli occhi si guarda intorno come se cercasse qualcuno, poi sorride, era solo un sogno, poi si ricorda di guardare l’ora, il suo orologio da polso è fermo sulle 7.30 e 10 secondi, se lo porto all’orecchio per avere conferma, è proprio fermo, si alza va verso la scrivania dove ha il cellulare
Lo apre e osserva, ore 7.55, non può che esclamare.
- Oh cazzo! Allora è vero!
Non gli rimane che andare a svegliare Sandro nella sua camera, cosa che fa, anche se il fratello non è molto entusiasta.
- Che ti prende a venirmi a svegliare a quest’ora, questa mattina non ho nemmeno lezione.
- Senti ora non te lo posso spiegare, con calma in auto ti spiegherò tutto, ora te lo chiedo come favore personale alzati corri in bagno prima che lo fa papà, io farò lo stesso nell’altro bagno.
- Perché tutto questo?
- Dobbiamo uscire prima di lui e con la sua auto.
- Quando l’hai studiato questo piano, questa notte?
- Ti prego Sandro fa come ti dico.
- Io ora mi alzo, ma tu prega che la giustificazione sia valida, altrimenti la mia vendetta sarà tremenda.
- Grazie fratello, ora corri.
Quando Giorgio entra in cucina attratto dall’aroma del caffè che la svegliato, chiede alla moglie come mai i ragazzi sono già svegli e per giunta entrambi in bagno.
- Sono i misteri della vita mio caro, sono spiacente non poterteli spiegare, credo sia opportuno non crucciarti per questo, bevi il tuo caffè prima che si raffredda.
- Ciao mamma, buongiorno papà.
- Come mai così arzilli alle 8,30 di mattina voi due?
- Abbiamo da fare all’università mamma, papà ci dovresti dare la tua auto dall’acqua che vien giù non credo possiamo usare la moto, te la chiedo perché è importante credimi.
Il povero Giorgio non può che accettare, Luca gliela posto come favore personale come potrebbe rifiutarglielo.

- Ora siamo in auto, mi devi una spiegazione, Ehi stai sbagliando strada.
Sandro stava chiedendo al fratello cos’era tutto questo mistero, si interrompe perché vede che lui ha preso la strada diversa dalla solita.
- Non ho sbagliato strada Sandro, Ok, ora ti spiego.
Dopo avergli raccontato il sogno per filo e per segno, chiude.
- Non so se questo è una cazzata, so però che Pippo per noi è stato più di un giocattolo, questo piccolo sacrificio lo dedichiamo alla sua memoria.
Luca sbotta in una sonora risata, con le lacrime agl’occhi si rivolge al fratello.
- Non so se prenderti a calci e pugni o abbracciarti, ma tu vedi questo, mi sveglia alle sette di mattina perché gliela detto Pippo, per questa volta ti perdono ma non provarci più.

Quella sera la famiglia Costa è tutta riunita intorno allla tavola per la cena, i due genitori osservano i figli che guardandosi ogni tanto scoppiano in una sonora risata, loro due non possono che sorridere a loro volta, nel frattempo la televisione trasmette il telegiornale regionale, passo inosservato come comunemente succede quando gli astanti sono distratti da altro.
- Questa mattina sul raccordo anulare della città un pauroso incidente ha bloccato il traffico per alcune ore, un Tir ha invaso la corsia dell’altro senso di marcia travolgendo un auto guidata da un famoso ricercato per diversi omicidi, era destino che qualcuno lo fermasse.

Lassù Pippo è d’avanti a LUI, il quale lo guarda con un lieve sorriso, quel sorriso che solo LUI può avere.
- Pippo sai che non posso farti entrare da noi, anche se l’hai fatto a fin di bene, hai ingannato, hai raccontato bugie, e questo non è permesso, però non posso nemmeno mandarti laggiù, non lo meriti, vuol dire che farai altre missioni per guadagnarti indulgenze, chissà, che un giorno non lontano…..



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